Non che i cani al cinema siano mai mancati. Rin Tin Tin, che poi erano una decina, tutti parenti e tutti superaddestrati; Lassie, unico animale, un collie tres chic, inserito da Variety tra le 100 icone più importanti di tutti i tempi, insieme ai Beatles, Charlot e Marylin Monroe; il commissario Rex, della squadra omicidi di Vienna e poi di Roma, più infallibile di Kojak, Derrick e di quelli che indagano su Garlasco, Perugia e Avetrana. Ma come cani, è giusto riconoscerlo, non erano male nemmeno Alberto Tomba in «Alex l’ariete» o Daniele Interrante in «Troppo belli». C’è però che al cinema puoi provare e riprovare la scena fino a quando non funziona, Tomba infatti è ancora lì che prova, ma per far la stessa cosa a teatro ci vuole un gigante non un bassotto. Bentley è uno di questi. Ha nove mesi e nel suo piccolo è un grande, un nobile Cavalier King Charles Spaniel, cane che piace alla gente che piace. Coco Chanel ne aveva uno, Oscar Wilde due, Frank Sinatra quattro. Prima di lui al cinema, ma in versione cartoon, aveva recitato solo Lilli con il vagabondo. Bentley ha debuttato a Broadway nel «Giardino dei Ciliegi», a fianco di gente come John Turturro e Dianne Wiest, e non è passato inosservato.
Compare per soli tre minuti in due ore e mezza di spettacolo «ma si capisce subito che Checov è il suo forte» spiega senza ridere al Wall Street Journal Roberta Maxwell che interpreta Carlotta Ivanovna, la governante, e che già lo ama quasi fosse Johnny Depp: «É come tenere in braccio un cuscino di piume. L’unico problema è che quando Bentley entra sul palco non ti ascolta più nessuno...».
Non era il solo quadrupede ad aspirare a quella parte. Il suo addestratore William Berloni aveva inizialmente offerto al casting un barboncino in pensione a prezzo da barboni, 50 dollari a recita, 400 alla settimane, ma la Compagnia ha preferito Bentley, che ha dalla sua il fatto di essere ipo allergenico, dato che la sua innamorata, la Maxwell, è allergica. Fa niente se costa di più. Molto di più. Perchè una settimana di Bentley vale più di una settimana di un attore. Mille dollari contro 530. Ma più meritati di quelli che danno a Scamarcio. Berloni la spiega così: «Un cane è un essere vivente, proprio come un attore, e ha diritto alla stessa tariffa. Poi c’è l’assicurazione, l’apprendistato, l’esperienza maturata sul campo...» Abbiamo capito, tranquillo.
Il suo primo assistito, Annie, aveva un budget di 35 dollari tutto compreso, cibo, veterinario. Gli affari con gli anni sono evidentemente cresciti più di un levriero.
Bentley in ogni caso si è adattato benissimo alla vita da divo. É entrato subito nella parte, dimostrando tempismi perfetti «e quando abbiamo aggiunto luci, costumi d'epoca e pubblico, non ha fatto una piega». Non è facile. «Solo perché un cane impara a sedersi non vuol dire che può farlo di fronte a un pubblico». Deve essere come un atleta olimpico, in salute e motivato a lavorare. Ma se si stressa morde. O trasforma «Il Giardino dei Ciliegi» in «Turner e il casinaro».
John Paul Venuti, che ha adottato Bentley a 10 settimane di età, non sta nella pelle (sua): «C’è gente che ucciderebbe per essere al posto di Bentley.
Peccato solo che le mie notti e i miei fine settimana non siano più liberi». Già, ma dove finiscono i soldi guadagnati da Bentley? «Gli ho promesso che a fine tournee gli regalerò un osso extralarge». Hai capito, il volpino...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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