Il caso Depardieu? Forse si rischia il grande abbaglio

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Il caso Depardieu? Forse si rischia il grande abbaglio
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Gentilissima dottoressa Braghieri, le scrivo per il suo articolo su Depardieu condannato a 18 mesi di reclusione per aver palpeggiato una costumista di 54 anni e un’assistente di 34 anni durante le riprese di un film. Mi è venuto in mente quando fu condannato Harvey Weinstein e Catherine Deneuve con una lettera aperta su «Le Monde» criticò quell’esplosione di un «nuovo puritanesimo» a seguito dell’ondata del #metoo. «Lo stupro è un crimine – affermò la Deneuve – ma tentare di sedurre qualcuno, anche in maniera insistente o maldestra, non è un reato, né la galanteria è un’aggressione del maschio». Anche nella sua rubrica si è parlato proprio della paura che si è andata insinuando negli uomini e sta inibendo i loro gesti nel timore di essere interpretati come una molestia «in nuce». «Difendiamo la libertà di importunarci» si concludeva l’appello della Deneuve. E a favore di Depardieu si sono schierate altre due grandi attrici francesi come Fanny Ardant e la splendida Brigitte Bardot. BB interrompendo il suo decennale silenzio stampa ha affermato: «Il femminismo non fa per me. Io amo gli uomini e chi ha talento e mette la mano sul sedere di una ragazza viene gettato in fondo a una cella». Fanny Ardant ha testimoniato anche durante al processo a favore di Depardieu. E ha aggiunto una staffilata alle attrici che cogliendo l’occasione del #metoo cercano quel «quarto d’ora di celebrità» di warholiana memoria. E le parlo da donna! Qui in Italia – per un altro motivo – gli attori si stanno coalizzando con un manifesto che esula dalla recitazione. Non potendo emergere per motivi artistici sul set!
Alice

Cara Alice, grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente. La sacrosanta rivoluzione, in questo caso, è stata il metoo ma spesso mi chiedo che evoluzione abbia preso. Un porco è un porco e una mitomane è una mitomane, siamo d’accordo ma come si stabilisca davvero chi è cosa resta in effetti, per me, un mistero fitto. Non parlo ovviamente delle situazioni più violente e inconfutabili (gli stupri propriamente detti), mi riferisco piuttosto a tutte le altre sfumature di molestie (altrettanto odiose) che richiedono ricostruzioni e interpretazioni e contestualizzazioni.

Quelle di fronte alle quali è inevitabile farsi un’idea prendendo in considerazioni aspetti che nulla hanno a che vedere con la vicenda in sé. Nel giudicare Depardieu, per esempio, oggi pesano anche le tremende esternazioni fatte in altre circostanze e il suo essere eccessivo e tracotante. Ma questo ne fa davvero un molestatore?

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