
C’è chi chiama i propri cagnolini Wanda, Piera e Iole e poi c’è anche chi chiama i figli X Æ A-XII, Exa Dark Sideræl, Techno Mechanicus, Seldon Lycurgus. Ovvero viviamo in una sorta di Far West anagrafico dove vige l’anarchia. Fantasia al potere la chiamavano cinquant’anni fa. Una gara al pubblico stupore. E a quanto pare la fantasia ha preso definitivamente il potere e lo esercita come un dittatore. O dittatrice... per essere più inclusivi.
Veronica de’ Ubertiis
Cara Veronica, in effetti era chiaro che si trattava solo di attendere. Dopo il Kevinismo e il Chantalismo, i vari Kristian con la K, le varie Jessiche con la J e altre esoticità più adatte a battezzare pensioni equivoche che creature, era evidente che sarebbe stata solo una questione di tempo e poi la fantasia avrebbe iniziato a deragliare ulteriormente e a produrre anche di peggio. E il peggio è arrivato. X, Y, Z... Sarebbe un sollievo essere arrivati in fondo all’alfabeto, ma temo non sia finita qui. Il nome del figlio, titolo, peraltro, della trasposizione italiana del delizioso film francese «Cena tra amici», è in realtà un tema importante e la gente dovrebbe smettere di sfogarci dentro incomprensibili rivalse. Un nome ti determina, ti dà una faccia, un’andatura, forse persino un destino. È una delle prime responsabilità alle quali è chiamato a rispondere chi mette al mondo qualcuno. E invece, in coda all’anagrafe, sono ancora in troppi a calcare l’entusiasmo come quando si esagera con i fuochi d’artificio alle feste di paese. Non va meglio, a mio avviso, per quei poveri bambini/e che si ritrovano appiccicati nomi che paiono usciti da un volume di Araldica come se tra i loro avi ci fossero sempre stati marchesi, baroni, possedimenti terrieri e mezzadri che si presentavano a Natale alle porte delle loro magioni con il cappello stropicciato in mano, l’imbarazzo sulle gote e la selvaggina appena cacciata in omaggio. Un nome deve stare nei ranghi, raccontare chi si è stati fino a quel momento, impastarsi con la storia (vera) di un famiglia. O almeno assomigliarci.
Che senso ha chiamarsi Ginevra se è una vita che, con tutto il rispetto, si produce la Zizzona a Battipaglia? Sia chiaro, non c’è proprio niente di male nella filatura della mozzarella, ma forse ci sono altri nomi più passionali, popolani in senso bello, che sanno di terra e di latte da dare a una figlia che viene da lì. E invece, magari se è un maschio lo chiamano Pier Bernardo... Non è che se uno ha il doppio nome, necessariamente se ne farà uno.