
Parla con voce ferma ma carica di emozione la figlia di Antonio Micarelli, la guardia giurata che ha sparato a un ladro dopo una rapina e che da quasi nove mesi si trova in carcere in attesa di processo. Ospite a Quarta Repubblica da Nicola Porro, la ragazza ha scelto di non mostrare il volto per ragioni di sicurezza: “Non voglio farmi riconoscere – ha spiegato – perché dall’altra parte ci sono persone che potrebbero vendicarsi. Non stiamo parlando di persone raccomandabili, e preferisco tutelarmi così".
Il caso Micarelli è ormai consegnato alla cronaca. Lo scorso febbraio sta rientrando a casa dopo il lavoro come vigilantes quando sente dei rumori provenire dall’appartamento di un vicino, dove una banda di ladri sta cercando oro, gioielli e financo di smurare una cassaforte. La guardia giurata accorre in aiuto della donna che si trova all'interno della casa. I ladri si spoventano, scappano, lui li rincorre e loro cercano di investirlo. Nella concitazione del momento, Micarelli esplode alcuni colpi di pistola. Un proiettile raggiunge Antonio Ion Ciurciumel e lo uccide. Micarelli è incensurato e non ha più la pistola, ma il giudice lo sta tenendo in carcerazione preventiva da allora senza che il processo vero e proprio, che potrebbe anche dichiararlo innocente, sia ancora entrato nel vivo. “Papà è in una situazione brutta, il carcere è un posto orribile e ciò che stiamo vivendo è un incubo - racconta la figlia -. È un posto che non gli appartiene. È lì da otto mesi come se fosse già stato condannato, quando il processo non c’è ancora stato. Per un uomo perbene, un gran lavoratore, una persona che ha rischiato la vita per salvarne un’altra, sequestrata e in pericolo in casa sua, tutto questo è inaccettabile. Vederlo in condizioni che non merita ci sta logorando dentro".
L’ultimo incontro tra padre e figlia è avvenuto pochi giorni fa: “Quando vado da lui cerco di farlo parlare tanto, di fargli sentire che non è solo. È isolato, chiuso tra quattro mura, senza contatti. Cerchiamo di dargli forza, di dirgli di resistere, di non perdere la speranza. Di essere forte con noi. Ma è difficilissimo: chi non ha vissuto una cosa simile non può immaginare il dolore”. La figlia parla di Micarelli come di “una persona meravigliosa, pronta a rischiare la vita per aiutare il prossimo. Un lavoratore instancabile, un uomo onesto, un grandissimo esempio. Tutti quelli che lo conoscono possono confermarlo. L’idea che debba vivere tutto questo è surreale, e vorrei potergli togliere il dolore che ha provato in questi mesi che nessuno gli ridarà indietro”.
Nonostante la sofferenza, la famiglia continua ad avere fiducia nella giustizia: “Siamo credenti e preghiamo tanto. Sappiamo che prima o poi la verità verrà fuori, perché il bene genera bene. Non può essere che un uomo venga punito per aver salvato una vita. Non ci possiamo credere". Intanto la difesa di Micarelli sta cercando di far valere le sue ragioni. Quarta Repubblica ieri ha mandato in onda un servizio esclusivo che ha mostrato come l’ogiva del proiettile esploso da Micarelli e che ha raggiunto il ladro alla testa, sarebbe molto deformato. Il che renderebbe verosimile l’ipotesi che il proiettile abbia prima colpito di rimbalzo la vittima e non direttamente, alleggerendo la posizione dell'indagato.
In chiusura dell’intervista, la figlia di Micarelli ha lasciato un messaggio per l'uomo rinchiuso dietro le sbarre: “Papà, io sono qui e combatterò fino all’ultimo giorno della mia vita per far uscire
la verità. Quello che stai vivendo non è giusto, ma presto torneremo insieme, felici come sempre siamo stati”. Il processo ad Antonio Micarelli è fissato per il 19 marzo.