Eva Kaili è innocente, addio amato Sinisa e Infantino: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la giornata lavorativa di 4 giorni, gli sviluppi del Qatargate e le polemiche mondiali

Eva Kaili è innocente, addio amato Sinisa e Infantino: quindi, oggi...
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- Nel mondo succedono cose pazzesche. A Stoccarda, in Germania, un macchinista della linea suburbana si è messo alla guida ubriaco marcio, ha saltato buona parte delle fermate e si è attaccato all’altoparlante lamentandosi dei suoi datori di lavoro. Meraviglioso.

- In Spagna è partito un progetto pilota in cui ai lavoratori si garantisce lo stesso stipendio ma con meno ore di lavoro settimanali. L’idea sarebbe quella di aumentare la produttività. Piccolo problema: il sistema è stato realizzato grazie ai fondi statali, che verseranno 150mila euro circa alle aziende che dovranno assumere di più per coprire i buchi lavorativi. Il tema è questo: senza lo Stato a coprire le spalle, quale azienda lo farebbe?

- Ecco la risposta: Intesa SanPaolo "no". La grande banca italiana, infatti, ha deciso di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni. Ma estendendo l'orario a 9 ore al giorno, anziché 8.

- Ovviamente i sindacati sono contrari e bene ha fatto Carlo Messina, l'ad di Intesa, ad infischiarsene. In fondo l'azienda non lo impone a nessuno: se i singoli lavoratori vorranno, potranno aderire all'iniziativa. E tanti saluti ai sindacalisti.

- Quindi adesso che Musk sospende giornalisti americani da Twitter, la Commissione europea si inalbera e chiede rispetto per la libertà di stampa. Invece nessuno diceva nulla quando i vecchi capetti del social network censuravano determinate opinioni e cacciavano il candidato repubblicano alla carica di presidente Usa. Voglio dire, Musk di certo sbaglia: ma non vi sentite un tantino ipocriti?

- Gianni Infantino e la Fifa dicono "no" al messaggio di Zelensky durante la finale dei mondiali. Hanno ragione e vi spiego perché. Fosse per me, io lascerei la politica fuori dai campi di calcio, basket, atletica, ogni sport. Facciamolo tornare un gioco, grazie.

- Andrò controcorrente. Però la bella Eva Kaili si è dichiarata innocente e, fino a prova contraria, noi come tale dobbiamo considerarla. Lo so, vi farà strano. Ma nei Paesi in cui vige lo stato di diritto, anche se ti trovano con 600mila euro in contanti in casa, innocente rimani fino a prova contraria. Quale è il reato? C’è? Probabile, ma va dimostrato in un’aula di tribunale. Non sui giornali.

- Aggiungo e dico che, per quanto vi piaccia il tintinnar di manette, secondo me per i reati finanziari come questo del Qatargate mettere in carcere i presunti colpevoli in maniera preventiva è sbagliato. Se partiamo dal presupposto che abbiamo due incensurati che “forse”, ripeto “forse”, hanno commesso un reato e che, se messi ai domiciliari con il braccialetto elettronico non avranno nessuna possibilità né di inquinare le prove né di reiterare il reato o di fuggire, per quale motivo dobbiamo sbatterli in carcere?

- L’esistenza o meno del reato, ovviamente, non riduce la portata politica di un Paese che, a quanto pare, cercava di comprarsi la benevolenza di parlamentari Ue. Lo scandalo c’è tutto, parliamone, discutiamone. Ma senza emettere sentenze definite di primo grado, secondo grado e cassazione.

- Lo scandalo Qatargate coinvolge mezza sinistra europea ma indovina in po’? In Italia ci piazzano Savoini, quello del Metropol, legato a Salvini. Così, a caso.

- Infantino che dichiara il mondiale in Qatar “il migliore di sempre” è come Ibrahimovic che è sempre stato tifoso da bambino della squadra con cui firma il contratto.

- Dell’inchiesta sul Qatargate, al netto delle fotografie dei soldi e della comunicazione su blitz e arresti, si sa davvero poco. I magistrati belgi non stanno facendo conferenze stampa né elargendo grandi carte ai cronisti. Guarda caso, a fornire ai giornalisti il mandato di arresto europeo per la moglie e la figlia di Panzeri è la magistratura italiana, che l’ha ricevuto per poter fermare le due signore. Vi pare normale?

- È morto Sinisa Mihajlovic e per me è un colpo grosso. Un colpo a quel bambino laziale che, ad ogni punizione a favore fischiata, aveva un fremito dietro la schiena. La convinzione che magari altri no, ma Mihajlovic avrebbe potuto buttarla dentro. E se segna Sinisa è gol.

Non mi interessa ricordare la carriera, le idee politiche, la malattia, la guarigione, la seconda malattia e tutto il resto. Sinisa per me resta una punizione battuta a giro a 160km all’ora. È l’attaccamento alla Lazio, quel giocatore tifoso che oggi tanto ci manca. Ciao Sinisa, eterno laziale.

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