
Un rogo di vaste proporzioni si è sviluppato nel pomeriggio di domenica, 27 luglio, nella zona di Punta Molentis, nel comune di Villasimius, minacciando la spiaggia e costringendo le autorità a evacuazioni con modalità di emergenza sia via terra sia via mare. Le fiamme si sono spinte fin quasi a ridosso dell’arenile, rendendo impraticabili quasi tutte le vie di fuga per i bagnanti, molti dei quali sono stati presi dal panico e si sono rifugiati lungo la battigia, impossibilitati a raggiungere le auto parcheggiate ⎯ oltre 200 mezzi nella zona erano già minacciati dal fronte di fuoco.
Evacuazioni via mare e interventi d’urgenza
La Capitaneria di porto di Cagliari ha mobilitato squadre nautiche, motobarche e sommozzatori su gommoni per evacuare i bagnanti via mare, essendo le strade d’accesso compromesse dal fuoco. Nel frattempo, una flotta di Canadair ed elicotteri dei vigili del fuoco operava intensamente tra l’aria e il suolo per contenere l'avanzata delle fiamme. Il forte vento di maestrale ha complicato le operazioni, aumentando la rapidità di diffusione del rogo.
Una comunità in fuga e una lotta contro il vento
Molti bagnanti hanno provato a raggiungere il parcheggio per allontanarsi, ma la quasi totalità delle vie di fuga era invasa dal fuoco o dal fumo denso. Il vento, definito dalle autorità “inaudito” per intensità, ha alimentato le fiamme, trasformando una spiaggia in un’enorme trappola climatica.
Bilancio ambientale e appello all’autorità
Secondo il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), l’incendio ha distrutto un vero e proprio “gioiello ambientale” del Sud Sardegna. Il presidente Stefano Deliperi ha chiesto pene più severe, come il Daspo ambientale, sostenendo che episodi simili richiedano almeno vent’anni di reclusione per i responsabili.
Un territorio fragile tra crimini e trascuratezza
La Sardegna è spesso soggetta a focolai estivi, molti dei quali di origine dolosa o frutto di negligenza. Il vento di maestrale è un acceleratore naturale, ma la scarsa pulizia del territorio e l’abbandono di rifiuti infiammabili agiscono come combustibile ambientale. Episodi simili si sono verificati anche nel Parco di Molentargius a Quartu Sant’Elena, dove il fuoco ha minacciato case e strutture, grazie a condizioni analoghe di vento e vegetazione secca.
L’incendio di Punta Molentis scava quindi una ferita profonda nel tessuto turistico ed ecologico della zona, richiamando l’attenzione sull’urgenza di strategie
preventive e di una giustizia più rigorosa sui responsabili. Le operazioni di evacuazione via mare hanno evitato il peggio per i bagnanti, ma la domanda resta: quanto ancora può resistere un patrimonio naturale così fragile?