- Se giri con l’auto, gli ambientalisti si mettono in mezzo a impedirti di circolare. Se usi l’aereo, ti mettono al rogo come inquinatore seriale. Ma pure se vai in groppa a un asino ci pensano gli animalisti a romperti le scatole, come successo a Bereguardo in provincia di Pavia. Volete darci un po’ di pace?
- Non ci sono buone notizie per Volodymyr Zelensky. Dopo il voto del Congresso e del Senato degli Stati Uniti, che hanno trovato un accordo al ribasso escludendo dal bilancio ulteriori finanziamenti a Kiev, il rischio è di restare a bocca asciutta. Gli Usa hanno già speso qualcosa come 113 miliardi di dollari (ripeto: 113 miliardi di dollari) per sostenere l’Ucraina in quasi due anni di guerra. Ne restano “solo” 5,6 di miliardi per le spese militari. Poi fine. Se i Repubblicani non cambiano linea, il rischio è che mesi e mesi di sforzi economici e militari vadano a farsi benedire. Senza il cash americano, Kiev rischia di crollare e di certo non può essere l’Europa a farsi carico delle spese, come spera Ron DeSantis. Staremo a vedere.
- Va denunciata la storia-scandalo del malato di Sla bresciano cui l’Inps richiede indietro mille euro in rate da 50. I fatti sono questi: lui non si muove dal letto e ha bisogno di assistenza h24, così lo Stato versa alla moglie una pensione di accompagnamento. Bene. Un bel giorno lui deve andare in ospedale, dovrebbe essere una cosa da pochi giorni ma per complicazioni varie ci resta due mesi. Ora: la legge vuole che se il paziente viene preso in carico dai medici, alla moglie non spetta più l’assegno di accompagnamento. Piccolo problema: al povero Carlo Antonelli gli infermieri non bastano, ha bisogno della moglie al fianco o rischia di morire affogato nel suo muco. Rende l’idea? Ecco: i coniugi si fanno fare un documento dall’ospedale che certifica la necessità di assistenza, inviano tutto all’Inps e vivono la loro vita finché la burocrazia canaglia non cala la mannaia. Secondo l’Inps quella carta è valida ma solo se resti in ospedale al massimo 29 giorni, altrimenti devi ridare indietro i soldi. E conta poco se la moglie non può potuto lavorare né guadagnarsi da vivere: la burocrazia non ammette eccezioni. Vero, ma quanta tristezza.
- Su Fedez a Belve, l’ad della Rai Roberto Sergio fa chiarezza. Dice: non è questione di cachet (come era trapelato ieri sulle agenzie) ma di opportunità. Ovvero: visto quanto successo in passato, dal Concertone a Sanremo, meglio se evitiamo di invitarlo. Il ragionamento fila, e lo abbiamo spiegato pure ieri, però non convince del tutto. Perché una cosa è dare a Fedez un palco in diretta tv da cui attaccare liberamente la Lega o da cui strappare fotografie di viceministri, un’altra è farlo intervistare da una giornalista. Sarebbe stato curioso capire come avrebbero reagiro, sia lui che Fagnani.
- Il giudice Iolanda Apostolico emette una sentenza discutibile, i giornalisti indagano sulle sue convinzioni politiche, la politica solleva un polverone e lei che fa? Si lamenta, così come si lamentano l’Anm, alcuni togati del Csm e la categoria tutta. Però signori miei: la magistratura è il terzo potere di uno Stato, quindi sentenze si rispettano, si contestano e si discutono. Se i giornali sono “i cani da guardia del potere”, lo sono del governo così come della magistratura. Dunque c’è poco da frignare. Dice bene il vicedirettore de ilGiornale Zucchetti: il giudice Iolanda Apostolico ha tutto il diritto di pensarla come vuole, ma se è chiamata a giudicare su casi di immigrazione forse non è il caso di pronunciarsi così apertamente a favore degli sbarchi, delle Ong o contro Salvini. Si chiama continenza, la stessa che molti - compresa questa rubrica - chiedevano al generale Vannacci.
- Federico Lucia è ancora in ospedale. Gli facciamo i nostri auguri di pronta guarigione. Per quanto le sue opinioni e quelle di questa rubrica siano diametralmente divergenti, oggi non si può non dire: "Io sto con Fedez"
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