
È finito in carcere un ventenne accusato di una violenta aggressione a San Damaso, frazione a sud di Modena. L’episodio ha scosso profondamente la comunità locale per la sua brutalità e per il contesto in cui è avvenuto: un percorso ciclabile immerso nella natura, in un’area generalmente considerata tranquilla e sicura.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, la vittima stava percorrendo in bicicletta la pista “Vivi Natura”, un itinerario naturalistico molto frequentato, situato nei pressi delle Casse di espansione del fiume Panaro. L’aggressore l’avrebbe sorpresa e spintonata, facendola cadere. Dopo averla trascinata in un punto isolato, non visibile dal percorso principale, le avrebbe legato le mani e il collo con una corda, costringendola con violenza a subire un abuso sessuale.
Dopo l’aggressione, il giovane si è dato alla fuga rubando la bicicletta della donna, un modello di valore, stimato attorno ai 4.500 euro, e ha abbandonato poco più avanti alcuni effetti personali della vittima, tra cui il telefono cellulare.
L’identikit e le indagini
Nonostante il forte choc, la donna è riuscita a mantenere lucidità sufficiente per fornire una descrizione dettagliata dell’aggressore. Il suo contributo si è rivelato fondamentale per avviare le indagini. Sulla base dell’identikit e grazie all’analisi dei dati delle celle telefoniche attive nella zona al momento dell’aggressione, la polizia è riuscita a restringere il campo dei sospetti fino ad arrivare a un nome.
Il giovane, cittadino italiano di origine marocchina, è stato sottoposto a perquisizione. All’interno della sua abitazione sono stati ritrovati elementi ritenuti compatibili con il reato: la forcella della bicicletta sottratta e alcuni indumenti che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati indossati durante l’aggressione. Ulteriori ricerche, effettuate anche grazie alla collaborazione dell’indagato, hanno permesso di recuperare in un canale di Castelfranco Emilia il telaio della bicicletta.
Le analisi
A rafforzare il quadro accusatorio sono state le analisi condotte sui reperti: sugli oggetti abbandonati nei pressi del luogo dell’aggressione sono state rinvenute impronte digitali riconducibili al ventenne.
Alla luce degli elementi raccolti, il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della Procura di Modena, emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del giovane, ora formalmente indagato per violenza sessuale pluriaggravata, rapina aggravata e lesioni aggravate.
Parla il sindaco: “Un fatto che ha scosso l’intera città”
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Modena, Massimo Mezzetti, che ha voluto ringraziare pubblicamente le forze dell’ordine e la magistratura per l’efficacia dell’indagine:
“Si è trattato di un fatto gravissimo e odioso, che ha creato allarme e preoccupazione nella nostra comunità. Episodi di questo tipo colpiscono nel profondo la percezione della sicurezza e ci spingono a riflettere sull’importanza della prevenzione, del controllo del territorio e del sostegno alle vittime.”
Il primo cittadino ha espresso parole di vicinanza e gratitudine alla donna che ha subito l’aggressione: “Un pensiero di particolare solidarietà e vicinanza da parte mia e di tutta l’Amministrazione comunale va alla donna che ha trovato la forza
di denunciare, collaborando fin da subito con la Polizia. La sua determinazione, pur in un momento così doloroso, è stata fondamentale per consentire l’identificazione del responsabile, oggi in custodia cautelare.”