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"Non chiediamo scusa". L'arroganza arcobaleno contro Rocca

Il portavoce dell'evento replica polemico al presidente Rocca, che aveva chiesto delle scuse in cambio della riconcessione del patrocinio. "È il centrodestra che deve chiedere scusa alle famiglie arcobaleno"

"Non chiediamo scusa". L'arroganza arcobaleno contro Rocca

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"Non chiediamo scusa". Continua lo scontro sul gay pride di Roma

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Nessuna scusa, nessun passo indietro. Gli organizzatori del Roma Pride 2023 non intendono in alcun modo rivedere le loro posizioni, nemmeno dopo la polemica per il revocato patrocinio della regione Lazio alla manifestazione. E pensare che il presidente Francesco Rocca si era anche detto disponibile a riconcedere il patrocinio qualora il portavoce dell'evento, Mario Colamarino, si fosse scusato per alcune sue dichiarazioni bollate come una "manipolatorie" e avesse "ritirato" certe posizioni sull'utero in affitto contenute nel manifesto della parata. La risposta del diretto interessato alla mano tesa? Un no secco.

"Noi non chiediamo scusa a nessuno, ma piuttosto è il centrodestra che deve chiedere scusa alle famiglie arcobaleno, alla comunità trans e alla nostra comunità che attacca quotidianamente ormai da mesi, utilizzando pretestuosamente sempre lo stesso argomento che è la gestazione per altri, la quale è strumentalizzata", ha anzi contrattaccato Colamarino attraverso l'agenzia Nova. Altrettanto battaglieri i toni utilizzati nei confronti della regione: "Si sono resi conto troppo tardi di cosa sia un Pride, che tipo di rivendicazioni comporta, e adesso dopo essere stati redarguiti dai Pro Vita, hanno ritirato il patrocinio". Così, il portavoce dell'evento arcobaleno ha negato di avere alcuna responsabilità sull'accaduto, replicando a Rocca che invece aveva fatto menzionato alcune interlocuzioni precedenti alla concessione del patrocinio, con la richiesta di "evitare di associare il logo della Regione ad aspetti che potessero ledere la sensibilità morale di altri cittadini" (il riferimento - secondo quanto dichiarato - era proprio alla pratica dell'utero in affitto).

"Noi non abbiamo mai avuto alcun contatto con Rocca o con il suo staff, non è stata mai fatta alcuna promessa, non c'era alcun tema da affrontare perché il patrocinio o lo si dà o no, non esistono in questo senso condizioni. Noi crediamo di essere nel giusto", ha replicato Colamarino. E ancora: "C'è stata, casomai, superficialità da parte loro: dopo che noi abbiamo inviato una pec per richiedere il patrocinio, avrebbero dovuto documentarsi meglio, leggere il nostro documento politico sul sito del Roma Pride, vedere le rivendicazioni sui nostri social, era tutto lì da mesi".

"Non chiudiamo le porte a nessuno, né al governatore Rocca nè alla Regione Lazio, perchè è la nostra regione e rappresenta tutti. Quindi, una soluzione alternativa è da capire se si può trovare, perchè le condizioni sul manifesto non saranno cambiate. Non vogliamo un patrocinio finto che non ci sostiene", ha continuato il portavoce del Pride. Nessun dietrofront, nello specifico, sul controverso tema della gestazione per altri. "Si è creato questo pasticcio che coinvolge tutti e vediamo come si evolveranno le cose da qui a sabato.

Ma il documento non si tocca", ha concluso Colamarino.

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