"Non ci fermeremo", "Un abominio". È scontro sulla manifestazione del 5 ottobre pro-Palestina

I giovani palestinesi continuano ad annunciare la propria presenza in piazza in onore della "resistenza" del 7 ottobre 2023. Ma l'associazione Italia-Israele è insorta: "Grave apologia di reato"

"Non ci fermeremo", "Un abominio". È scontro sulla manifestazione del 5 ottobre pro-Palestina
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I Giovani palestinesi continuano a promuovere la manifestazione che terranno il prossimo 5 ottobre a Roma, chiamando a supporto quanti più sostenitori possibili da tutta Italia. L'obiettivo è quello di celebrare il 7 ottobre 2023, giorno in cui i terroristi di Hamas hanno fatto irruzione in Israele massacrando barbaramente oltre 1.200 innocenti, tra i quali anche donne e bambini. In un secondo comunicato, accompagnato dall'immagine di un giovane col volto interamente coperto da una kefiah, come sono soliti fare i manifestanti delle piazze "pacifiche" del nostro Paese, il gruppo degli studenti palestinesi, che sono per lo più figli di seconda e di terza generazione di immigrati ha rilanciato la chiamata: "Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione".

Nessun riferimento, questa volta, all'operazione terroristica "Diluvio Al-Aqsa" ma nel comunicato vengono menzionati "gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi valorosi combattenti che da un anno lottano senza tregua, per onorare tutta la Palestina". La nota stampa, stavolta, parla genericamente della Palestina che "da più di 76 anni, resiste e insorge contro l’invasore e il suo progetto coloniale". Poi, genericamente, affermano di voler scendere il piazza "per tutti i popoli che resistono contro l’imperialismo, per la resistenza del Libano, dello Yemen e dell’Iraq, per onorare il loro sostegno e il loro esempio prezioso".

Quindi, aggiungono in conclusione, "il nostro movimento non si fermerà fino a quando non otterremo la piena liberazione e il ritorno. Non ci fermeremo, finché ogni centimetro della Palestina non sarà libero dal regime razzista e coloniale sionista". che in parole più semplici ed esplicite significa che non si fermeranno fino a quando Israele non scomparirà. "Ora e sempre resistenza", annunciano in chiusura di comunicato. Il Viminale sta valutando se vietarla ma, contro la manifestazione del 5 ottobre, contrastata sia da partiti della maggioranza che dell'opposizione proprio perché è inaudito che in Italia si tenga questo tipo di celebrazioni in favore del terrorismo, proprio nelle scorse ore si è espressa anche l'associazione Italia-Israele, che tramite il suo presidente Bruno Gazzo ha scritto al ministro degli Interni Matteo Piantedosi, al sindaco di Roma Roberto Gualtieri e al Prefetto di Roma Lamberto Giannini, chiedendo di vietarlo.

"Tutti noi riteniamo che oltre a suonare come un abominio, inneggiare ai terroristi di Hamas e alle atrocità commesse ai danni di innocenti civili israeliani, sia anche una grave apologia di reato finalizzata al terrorismo e alla strage", ha dichiarato il presidente dell'associazione, alla quale aderiscono 41 enti di amicizia diffuse in

tutta Italia. "Gli organizzatori sostengono chiaramente Hamas, ma Hamas è un gruppo terroristico, così come definito dall'Unione Europea", si legge nella lettera, in cui si auspica un intervento per il blocco.

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