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Sopralluoghi negati: il caso Askatasuna e le violazioni al verbale del Comune

Il 15 febbraio viene messo a verbale che lo stabile di Torino occupato è stato liberato e che le serrature sono state cambiate. Ma il centro sociale continua a presidiare la struttura

Sopralluoghi negati: il caso Askatasuna e le violazioni al verbale comunale

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Sopralluoghi negati: il caso Askatasuna e le violazioni al verbale comunale

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Continuano i misteri attorno all'edificio sito in via Regina Margherita 47 a Torino dove, da quasi trent'anni, il centro sociale Askatasuna ha creato il suo quartier generale, occupando lo stabile. I suoi componenti sono noti per le violenze di Torino contro la città e le forze dell'ordine, per le guerriglie nel cantiere Tav e per tutti gli scontri durante le manifestazioni.

Diversi i tentativi di sgombero tentati negli anni dalle forze dell'ordine, anche a seguito delle scarse condizioni igieniche in cui versa l'edificio, e dei problemi strutturali generati dalle modifiche interne effettuate dagli occupanti, che hanno modificato le strutture portanti. Ma i voti del centro sociale e del suo indotto sono una cassaforte per la sinistra di Torino, anche in vista delle elezioni regionali che si terranno nei prossimi mesi. E quindi, dalle parti del Comune di Torino, hanno ben pensato di regolarizzare Askatasuna con l'escamotage dell'inserimento tra i beni comuni della città. Ma tutto è ancora fermo e ci sono diversi punti oscuri, come abbiamo avuto modo di appurare visionando in esclusiva la documentazione.

Nelle scorse settimane, era stato annunciato urbi et orbi che lo stabile era stato liberato dagli occupanti, che ne avevano consegnato le chiavi e il 15 febbraio viene messo a verbale che lo stabile si presenta libero da persone e che si è proceduto con l'immediata sostituzione delle serrature. Tutto questo con la presenza dei soggetti proponenti la collaborazione per la riqualificazione dell'edificio. Per questa ragione, nell'ottica di effettuare i dovuti sopralluoghi necessari a capire quali lavori condurre, in quali tempi e come organizzare la messa in sicurezza e la ristrutturazione, i proponenti hanno ottenuto la consegna di una copia delle chiavi. L'impegno assunto, e messo nero su bianco sul verbale, è quello che non venga svolta alcuna attività.

L'unica ragione per la quale è concesso l'ingresso ai proponenti è l'effettuazione delle misurazioni e tutte le attività ricognitorie per approntare il progetto. E viene anche specificato, onde evitare equivoci, che i proponenti sono i garanti del perdurare stato libero dell'immobile. Eppure, già il giorno dopo gli occupanti di Askatasuna vengono fotografati mentre entrano ed escono dalla proprietà per portare all'esterno i tavoli in vista di un evento. Ma non solo, è lo stesso centro sociale che sui social ha rivendicato la sua presenza, rassicurando i sodali di non aver mai abbandonato il presidio. Tale rilevanza è testimoniata anche da uno striscione dai toni molto chiari comparso sulla facciata del palazzo: "Siamo sempre qua". Un manifesto esposto dall'interno, come si vede dalla fotografia scattata dall'esterno che mostra anche le persone (dovutamente oscurate) intente all'affissione.

Quindi, il palazzo è ancora occupato e nelle disposizioni di Askatasuna, in violazione dei patti e di quanto indicato all'atto della verbalizzazione. Nella giornata di ieri era in previsione il sopralluogo con anche la presenza di Fabrizio Ricca, assessore della Regione Piemonte, atto a verificare lo stato dei luoghi. Ma a poche ore dalla ricognizione il Comune ha negato l'accesso per supposti motivi di sicurezza. "Non sarà che i presunti ex-occupanti (che non dovrebbero più esserci) hanno posto il veto?", si chiede Ricca.

La sua domanda di sopralluogo è valida ancora per una settimana, fino al prossimo giovedì, e in questo arco temporale la richiesta non decade. "Se non si farà entro giovedì prossimo chiederò al ministro di far sigillare il locale e di mettere un presidio di polizia intorno alla struttura per fare in modo che nessuno possa entrarci", ha dichiarato ancora l'assessore, ponendo la questione di sicurezza. "Se è così pericoloso da non permettere l'ingresso a un consigliere comunale nell'esercizio delle sue funzioni allora nessuno può entrarci.

La paura è che si possa essere qualcuno ancora all'interno ma se l'Asl dice che il locale è pericoloso va trattato come un locale pericoloso", ha concluso Ricca.

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