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"Ora la medicina estetica punta sulla prevenzione. Lo chiedono i giovani"

La chirurga plastica, che lavora in un comitato Usa: "Si gioca d’anticipo sull’invecchiamento"

"Ora la medicina estetica punta sulla prevenzione. Lo chiedono i giovani"

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Milano. «I Millennials li chiedono, li pretendono. Sono i trattamenti preventivi attraverso la cura della pelle che possono davvero ritardare quanto più la comparsa dei primi segni dell'età. Parliamo di prejuvenation, procedure medicali che puntano a battere sul tempo le rughe (e non solo) con uno slogan ben preciso: less is more, meno è meglio. Senza mai dimenticare (anche se sembra ripetitivo) la protezione solare». La prejuvenation è una tendenza nata circa un decennio fa, che trasforma la medicina estetica in prevenzione dell'invecchiamento - coinvolgendo anche età molto (a volte forse troppo) giovani - grazie al ricorso a filler, botox e piccoli interventi per giocare d'anticipo sull'invecchiamento con procedure precoci di ringiovanimento cutaneo. Ne parliamo con la dottoressa Chiara Andretto Amodeo. Specializzata in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica Andretto Amodeo ha proprio in questi giorni finito di selezionare, in qualità di membro del comitato scientifico dell'American Society of Plastic Surgeons, i lavori che potranno essere presentati al prossimo congresso di chirurgia plastica che si terrà in autunno in Texas. Complice la dismorfia alimentata dalle piattaforme social un italiano su 4 avrebbe sviluppato un rapporto peggiore con l'aspetto del proprio viso. Le statistiche dimostrano che a essere stati colpiti sono principalmente i giovani al di sotto dei 30 anni. «Siccome parliamo di persone intorno ai 25-30 anni, sicuramente i social hanno un ruolo importante nella richiesta di correzioni estetiche. Va detto però che i Millennials vengono anche chiamati Wellness generation, generazione del benessere, perché mangiando meglio e fumando meno ricercano quindi quotidianamente la loro salute. In quest'ottica includono anche i trattamenti di medicina estetica e poiché si tratta di pazienti giovani parliamo di prejuvenation».

Di cosa si tratta nello specifico?

«Oltre al botulino e ai filler, che sicuramente hanno un impatto sull'apparenza, quindi sulle rughe e sui volumi, ci sono alcune sostanze utilizzate nei trattamenti di medicina estetica e presenti a concentrazioni molto inferiori nei trattamenti domiciliari con un effetto positivo di prejuvenation, quindi più idratazione, più collagene e cellule rinnovate e, secondo alcuni lavori scientifici, anche preventive non dell'invecchiamento, e del danno da esposizione solare. Ad esempio: alcuni acidi presenti anche nella skin care, come il salicilico e il glicolico, diminuiscono infatti in particolare l'infiammazione, meccanismo nocivo per la salute della pelle».

E se ci si pente?

«L'importante è la moderazione. Un altro fenomeno che si sta diffondendo è infatti la cosiddetta filler fatigue associata a un utilizzo eccessivo e prolungato di riempitivi, con risultati non naturali, che quindi porta il paziente a chiedere di dissolverli».

Qualcuno partirà, lancia in resta, sostenendo che tutto questo mira a incrementare il numero dei clienti degli studi estetici.

«Per chi non ha problemi ad accettarsi è spesso davvero difficile pensare cosa prova chi non ci riesce.

Molti studi scientifici pubblicati anche su riviste di psicologia dimostrano che su un paziente sano - quindi non dismorfofobico o non patologico dal punto di visto psicologico - la medicina estetica e la chirurgia estetica ben eseguite hanno un impatto molto positivo: se una persona vive male un suo difetto ed è sana di mente, è possibile che una correzione di quel difetto provochi un aumento del suo benessere».

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