Il palcoscenico dei narcisisti

Se qualunque posto diviene un palcoscenico, uno sfondo per l’autopromozione, perdendo il significato dell’esperienza, briciole ben apparecchiate, senza un pasto adeguato

Il palcoscenico dei narcisisti
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Negli ultimi giorni, decine di migliaia di persone si sono radunati a San Pietro e per le vie di Roma per rendere omaggio a Papa Francesco.
Molte di queste persone note e meno note, giovani e meno giovani, porporati e non hanno immortalato ogni momento con il telefonino in mano.

L’immagine di una bara, di una processione è stata spesso mediata dallo schermo per foto o video di qualità sicuramente inferiore a quella trasmesse dalle televisioni ma sicuramente da un angolo unico che potesse testimoniare la presenza. Persino faccioni sorridenti o tristi per l’occorrenza con il corpo senza vita sullo sfondo, «da vicino», come molti hanno postato. Immagini inequivocabili di diverse generazioni contagiate da una inappetenza di valori, ossessionata dall’apparenza e dalla visibilità digitale.

Un corpo di una persona il cui colore si spegne, immobile, rigido. Triste, dovrebbe evocare ricordi, preghiera per i fedeli, rispetto per i più, riflessione per tutti dinnanzi la morte. Sicuramente per i più fedeli esiste la gioia della vita dopo la morte, ma i sorrisi ed i selfie che circolano nei social non esprimono certo tutta questa spiritualità. Sicuramente lontani dagli insegnamenti di Papa Francesco che tante volte durante il suo pontificato aveva criticato il “culto dell’apparenza” e messo in guardia dalla dittatura “dell’immagine” e dai pericoli del tramutare in virtuale ciò che è reale.

Ecco quindi la persona che carente di appetito per i valori tipici tradizionali si trasformo in un insaziabile divoratore di attimi da documentare, tutti uguali dalla pasta sul piatto al ristorante al feretro ancor aperto con una persona all’interno. Dolore, amore, felicità, tristezza e quant’altro sono tutti uguali senza nemmeno avere il tempo di una giusta introspezione. Ed ecco allora la vera inappetenza, si pilucca un po’ qua ed un po’ là senza un perché, fino a trasformare i sentimenti in emozioni momentanee e transitorie. Il problema non è solo la mancanza di rispetto per un attimo sacro e solenne, ma la transizione che la nostra epoca sta vivendo ed il difficile equilibrio tra essere ed apparire, tra l’intimità e la spettacolarizzazione.

Se qualunque posto diviene un palcoscenico, uno sfondo per l’autopromozione, perdendo il significato dell’esperienza, briciole ben apparecchiate, senza un pasto adeguato. Sarà necessario nei prossimi anni aumentate le campagne di sensibilizzazione che evidenzino i rischi psicologici legati all’uso eccessivo dei social ed al loro utilizzo per la ricerca di validazione integrati da programmi di prevenzione attraverso il Servizio Sanitario Nazionale.

Non meno, ed il Ministero dell’Istruzione lavora in questa direzione, potenziare l’educazione digitale nelle scuole ed aggiornare gli insegnanti dei nostri figli anche con quelle attività extracurriculari. Fondamentale sarà la collaborazione tra i due Ministeri, Salute ed Istruzione e del Merito.

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