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Il panino con la finocchiona diventa un insulto: la censura di Facebook

Facebook ha censurato la campagna pubblicitaria creata da un'agenzia di comunicazione credendo che la parola finocchiona, salame tipico toscano, fosse un insulto discriminatorio: ecco cosa è successo

Il panino con la finocchiona diventa un insulto: la censura di Facebook
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Troppa tecnologia e intelligenza artificiale, a volte, fanno danni invece di semplificare le cose: è accaduto con una campagna pubblicitaria creata da un'agenzia di comunicazione pugliese, LaboratorioCom, censurata dagli algoritmi di Facebook perché contenente un insulto che prende di mira "gruppi specifici di categorie protette". La parola dello scandalo altro non è che finocchiona, salame tipico toscano ed eccellenza del nostro Paese, Igp (Indicazione geografica protetta) che è stata da poco premiata con il riconoscimento "Cinque spilli" dalla Guida Salumi d'Italia 2023.

Il messaggio di Facebook

Tutto nasce dal lavoro dell'agenzia per Interiora Design che voleva promuovere un panino fatto, appunto, con il salame toscano. Purtroppo, però, al social di Zuckerberg è sembrato un insulto dal momento che nel database di Meta mancava la parola italiana. L'intelligenza artificiale utilizzata dalla piattaforma ha fatto un'associazione errata a causa della radice del nome. "La tua inserzione sembra insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community - è stato il messaggio che si è visto recapitare l'agenzia - Rimuovi eventuali contenuti offensivi dalle creatività della tua inserzione".

Il post originale

Come si può vedere qui, il contenuto originale creato per la campagna pubblicitaria era il seguente: "La Finocchiona è un prodotto che ha il sapore della storia. L’origine risale al Medioevo, quando i norcini per sopperire all’uso del pepe, perché troppo raro e costoso, aggiunsero all’impasto i semi di finocchio. Nacque così la Finocchiona e nel corso dei secoli successivi diventò la regina delle tavole nobiliari e delle osterie più famose della Toscana. Vieni a provare il nostro panino con Finocchiona, pecorino e pesto di zucca!" Nonostante il relativo reclamo da parte dell'agenzia, è stato necessario modificare il contenuto dell'annuncio, perché Facebook non ne ha voluto sapere di rimettere in modalità "visibile" il contenuto, accompagnato da tanto di foto di panino e salame.

"Il limite dell'intelligenza artificiale"

L'agenzia ha pubblicato successivamente un altro post, dai toni scherzosi, in cui spiega che non si trattava di un insulto ma semplicemente di un salame toscano. "L'offesa sta nel non conoscere questa prelibatezza", dichiara LaboratorioCom. Hanno quindi dovuto inserire tutta la storia della tradizione culinaria affinché venisse approvato con buona pace degli algoritmi. "Ci capita spesso e per motivi anche più assurdi - hanno spiegato i pubblicitari a Repubblica - Facciamo campagne su alcune tipologie di categorie, come persone con determinate malattie, e Facebook ce le blocca puntualmente pensando siano discriminatorie". Anche in questo caso l'algoritmo, evidentemente, non conteneva nel suo database la parola finocchiona, rilevando invece una pericolosa assonanza con una parola spregiativa.

"È il limite dell'intelligenza artificiale, tanto bella quanto dannosa", concludono.

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