Gentilissima Signora Valeria, come giudicherebbe gli autori e commentatori dei siti sessisti smascherati nei giorni scorsi? Annoiati? Odiatori? Esibizionisti? Guardoni? O più che «leoni da tastiera», asini? Io semplicemente spacconi. Sono single per scelta, ma non avrei mai divulgato le foto intime della mia partner, pur se consenziente. Sicuramente per gelosia, e tanto meno commentato quelle degli altri, soprattutto se v.i.p. Quindi le vittime in questione, potrebbero rifarsi con l’inno femminile per antonomasia degli anni 90 (Sabrina Salerno feat Jo Squillo): «Siamo donne, oltre alle gambe c’è di più...», che casualmente finiva con: «Attento che cadi...» nella rete.
Con stima,
Pablo Malvasio
La cosa che mi stupisce sempre è che davanti a certi scempi si vadano a ricercare le cause in un eccesso distorto di mascolinità quando, a mio avviso, la mascolinità è esattamente ciò che fa difetto a questi «leoni da tastiera». Mi sembra fin troppo evidente che si tratti di uomini a disagio con tutto ciò che definisce un uomo. Basti pensare all’istinto di protezione, per esempio. O al voler preservare l’aspetto esclusivo di un rapporto, alla gelosia «sana», al bisogno di idealizzare la propria donna, all’attribuire sacralità a un corpo nudo quanto a un atto sessuale... Ecco, credo che questo sia ciò che dovrebbe sentire un maschio. Al contrario, questi “tizi”, andrebbero radiati dal genere. Leoni da tastiera... Il ruggito del coniglio, piuttosto. Un uomo che mostra ad altri la propria donna spogliata, semplicemente non è un uomo. Per definizione. Tra le tante tremende cose che la cronaca ci ha offerto in questi anni, una di quelle che mi ha fatto più orrore è stato il caso di Gisèle Pelicot, la donna francese che il marito, Dominique Pelicot, ha drogato a sua insaputa per anni e ha fatto violentare sistematicamente da un imprecisato numero di uomini. Ecco, i conigli di cui sopra, mi sono sembrati tanti Dominique in versione ridotta. Gli epigoni di un inarrivabile mostro. Immagino ricorderà quella vicenda ripugnante e credo che anche lei avrà, come me, difficoltà a definire Dominique Pelicot un uomo. Men che meno un marito o un padre...
Ho proprio difficoltà a collocarlo tra le umane genti, quindi credo le sia chiaro cosa pensi, di conseguenza, dei deviati da tastiera in questione. «Ma c’è una bella differenza» mi sembra già di sentir obiettare qualcuno. Ma chi obietta, ne è così sicuro?