In aeroporto con 3 ore di anticipo? Perché è uno spreco di tempo e di denaro

L'esperto Gary Leff ha analizzato la situazione attuale, sottolineando alcune contraddizioni nelle prassi ormai consolidate

In aeroporto con 3 ore di anticipo? Perché è uno spreco di tempo e di denaro
00:00 00:00

Si tratta di una prassi ormai consolidata, ma ciò non significa che sia corretta in senso assoluto e non vi si possa porre rimedio: il riferimento è all'abitudine da parte delle compagnie aeree di richiedere ai propri passeggeri di arrivare in aeroporto con grande anticipo rispetto all'orario del volo, a volte anche 3 ore prima.

A porre il focus sul problema, sottolineando le potenziali conseguenze anche da un punto di vista economico, è l'esperto di viaggi Gary Leff. Quando si parla di viaggi aerei, spiega su View From The Wing, non si parla della questione più assurda: "Come è possibile che alle persone venga detto di presentarsi all'aeroporto da 2,5 a 3 ore prima del loro volo, e questo non sia considerato un fallimento di proporzioni enormi?", si domanda Leff.

Il settore ha già subito dei cambiamenti, e sta per affrontarne di nuovi, per cui restare ancorati a una pratica del genere è semplicemente anacronistico oltre che controproducente. Il primo paradosso è che talvolta, a seconda del viaggio che si deve intraprendere, l'arco cronologico che si trascorre in aeroporto a gestire tempi morti è nettamente superiore rispetto a quello passato in volo. Col fatto che i viaggi hanno una durata estremamente differente, dal momento che si possono effettuare spostamenti inferiori a un'ora o traversate lunghissime, non ha senso che i tempi di attesa in aeroporto siano pressoché identici, altrimenti, sottolinea l'esperto, nasce il sospetto che si voglia mantenere uno status quo legato a esigenze commerciali.

"Abbiamo trasformato gli aeroporti in centri commerciali, perché i passeggeri delle compagnie aeree non sono clienti dell'aeroporto, ma il prodotto a cui vendere", affonda Leff. "Tempi di permanenza più lunghi per riempire i bagagli con lo shopping, quindi, sono diventati una caratteristica, non un difetto", prosegue,"le compagnie aeree spesso partecipano a questi ricavi, direttamente o attraverso la riduzione dei costi aeroportuali". Quindi per arrivare a un cambiamento, precisa l'esperto, non basteranno solo le rimostranze dei passeggeri ma a muoversi dovranno essere le compagnie stesse.

Andando oltre lo spreco di tempo, che peraltro si incrementa ulteriormente qualora sia necessario ritirare i bagagli al nastro dopo l'atterraggio, c'è anche un problema economico: attese così lunghe sono uno spreco di soldi. "Nel 2024, le compagnie aeree statunitensi hanno trasportato circa 862,8 milioni di passeggeri su voli nazionali negli Stati Uniti", considera Leff.

Ipotizzando per coloro che possono permettersi di viaggiare una paga oraria media di 48,08 dollari e mediamente due ore in più di attesa per ciascun passeggero, si raggiunge la ragguardevole cifra di 1,725 miliardi di ore, pari a un ammanco di 83 miliardi di dollari: a tanto ammonterebbe, tradotto in denaro, lo spreco di tempo in aeroporto. Ecco perché bisognerebbe intervenire urgentemente, conclude Leff.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica