da Parigi
«Benché il personaggio di Coco Chanel mi fosse familiare, mai mi sarei gettata nel film senza Audrey Tautou, piccola, esile, decisa come lei», dice Anne Fontaine, regista di Coco avant Chanel. Vedendo leroina di Amélie Poulain in abito depoca, cappellino calato sulla fronte come voleva la stilista, se ne conviene.
Cominciate al castello di Millemont, le riprese continuano in Normandia. Il film sispira allIrregolare, meravigliosa biografia di Edmonde Charle-Roux (Rizzoli), e racconta gli inizi della futura regina della moda; a differenza del film-tv con Shirley MacLaine, ha avuto il sostegno della Casa Chanel e di Karl Lagerfeld, che hanno aperto archivi e collezioni alla regista. Si comincia col rapporto della giovane orfana con Etienne Balsan (Benoît Poelvoorde), il primo amante. Presto Coco sannoia di questo nobile gaudente, preferendogli lamico Arthur Capel, detto «Boy». Dice Anne Fontaine: «Entrambi sono figli abbandonati e autodidatti; è il colpo di fulmine fra loro». Col suo sostegno, la ragazza inventa cappelli, poi abiti e conquista lambita indipendenza, liberando anche il corpo della donna: gonne più corte, vita meno marcata, cravatta maschile, giacca e calzoni da cavallerizzo, Mademoiselle lancia la linea androgina, audace e semplice, tuttora lapice dello chic. «Ogni donna che sogni un destino si ritroverà negli esordi di Coco Chanel, ragazza senza educazione che vuol integrarsi pur esacerbando le differenze», dice Audrey Tautou. E aggiunge: «Ecco che cosa rende moderno il film, ecco perché ho accettato subito la parte». Logico che un personaggio leggendario ispiri i registi.
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