Cronaca locale

In aula sulla sedia a rotelle «Condannate Game a 14 anni»

Il bombarolo arriva in aula, e basta guardarlo per avere la dimensione della tragedia. Mohamed Game, l’estremista che voleva fare strage alla Perrucchetti, è in condizioni pietose. Al posto della mano destra, un moncherino. Nelle settimane scorse, si era sperato di potergli salvare la vista almeno da un occhio. Non c’è stato nulla da fare. Game ora sa che vivrà per sempre nelle tenebre più totali. E si potrebbe riflettere su quanto queste tenebre siano conseguenza di altre tenebre, quelle del fanatismo che lo spinse a farsi saltare in aria davanti alla caserma, senza altro risultato che ferire di striscio due soldati e ridurre se stesso ad un rottame.
Game non apre bocca, non chiede di intervenire, non chiacchiera. Sta male, tanto che alla prima pausa chiede di essere riportato in cella, nel carcere che rischia di essere la sua casa per lunghi anni. Ieri il pubblico ministero Maurizio Romanelli chiede per lui quattordici anni di carcere per attentato con finalità di terrorismo. Ma è chiaro che rinchiudere per un tempo così lungo in carcere un uomo non autosufficiente rischia di essere un problema: nonostante che oggi Game sia a Opera, un carcere con un centro clinico avanzato, e che un compagno di cella si occupi di lui quasi a tempo pieno. Ma è un dato di fatto che altri detenuti hanno ottenuto di lasciare il carcere per motivi di salute ben meno evidenti.
In attesa di conoscere la sorte di Game - la sentenza dovrebbe venire pronunciata il prossimo 9 luglio - al processo resta da trovare una risposta alla domanda che da quel giorno di ottobre è rimasta sospesa: l’attacco alla Perrucchetti fu opera di un singolo fanatico e dei suoi due complici, autodidatti della jihad indottrinatisi sui siti e sui testi dell’estremismo islamico, o qualcuno diede l’input, il via libera? Ieri in aula Mahmoud Kol, uno dei complici di Game, si è chiamato fuori, accusando l’amico di averlo ingannato e trascinato nei guai. L’altro complice Imbaeya Israfel ha scelto la strada del rito ordinario, e verrà processato a parte. Ma lo scenario che sta dietro a tutto questo è rimasto inesplorabile.
Game non era un cane sciolto, questo è sicuro. Nella moschea di viale Jenner e nelle manifestazioni della comunità islamica era presenza costante e ben accetta. Questo non basta per accusare il resto della comunità di aver armato la sua mano, nè i suoi progetti di colpire politici come Roberto Maroni e Roberto Calderoli, cui aveva dedicato studi e dossier. Ma da tempo gli analisti dell’intelligence dicono che tra le nuove strategie del terrorismo musulmano c’è proprio l’utilizzo di gruppi e individui, slegati dall’organizzazione ma sensibili al richiamo delle sue parole d’ordine, e pronti ad immolarsi per la sua causa.

Un ritratto che sembra ritagliato su misura per l’invalido che, lievemente piegato di sghembo sulla sua sedia a rotelle, caracolla via dal tribunale, circondato dagli agenti di custodia.

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