Gli americani spendono poco per la benzina, però vogliono spendere di meno. Alle aziende di produzione di automobili arrivano richieste sempre più precise: costruire auto che non superino i 100 chilometri all’ora e che quindi consumino meno. Ford e le altre ci pensano: negli Usa molti limiti di velocità - anche su strade a lunga percorrenza - sono molto bassi. Produrre auto a bassa velocità converrebbe agli automobilisti. Ma non è solo questa la novità. Contro il caro-petrolio, e quindi il caro-benzina, combattono anche i colossi petroliferi che puntano, per foraggiare le loro riserve, al greggio extra-pesante, la cui produzione costa molto di più e che richiede molta più fatica per essere convertito in benzina. Questo a testimonianza che il mondo non sta e non vuole abbandonare il petrolio: anzi, in mancanza dei più pregiati light e sweet crude, i produttori concentrano la loro attenzione sul greggio extra-pesante che si trova nella sabbia, ma anche nel bitume. «Il light crude non ancora scoperto sta diventando di giorno in giorno più scarso. Dobbiamo accettare - spiega il presidente delle operazioni canadesi della Total, Jean-Luc Guiziou - la realtà della geoscienza, secondo la quale la prossima generazione delle risorse petrolifere sarà fatta di greggio pesante».
La francese Total, per aumentare le proprie riserve, è impegnata in Canada dove sta cercando di sfruttare a pieno le potenzialità della sabbia petrolifera: tramite boiler giganti intende, infatti, generare vapore da pompare a circa 100 metri sotto la superficie ghiacciata della terra, fino a creare un mix di greggio e sabbia simile al catrame, affinché il petrolio inizi a scorrere.
La corsa alla sabbia petrolifera, intrapresa oltre che dalla Total anche da altri colossi, fa cadere la tesi degli ambientalisti, secondo i quali elevati prezzi del petrolio sarebbero un bene per il pianeta in quanto porterebbero a ridurre i consumi.
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