Ci sono luoghi dove il rombo di un motore non disturba la quiete, ma la sublima. Luoghi dove una Delta S4 parcheggiata sul prato non fa notizia, ma poesia. Dove la linea di una Ferrari Daytona dice più di mille parole. Il FuoriConcorso 2025 ha acceso ancora una volta il cuore degli appassionati veri, quelli che sanno riconoscere un cambio manuale al tatto e un V12 all’udito.
Sulle sponde del Lago di Como, tra Villa del Grumello e Villa Sucota, è andata in scena una rappresentazione unica di cultura automobilistica. Senza pedane, senza cronometri, senza premi. Solo lo scintillio della passione pura. Le protagoniste? Auto con storie da raccontare e vite vissute a giri altissimi. Come la Ferrari 643 del 1991, telaio usato da Alain Prost nella stagione forse più turbolenta della sua carriera. O la Minardi M191B, piccolo capolavoro di coraggio tecnico, ancora oggi capace di emozionare chi ama David più di Golia.
Accanto, un’Alfa Romeo 33 Stradale – forse la più bella mai costruita – sembrava fluttuare tra i raggi del sole e lo scintillio del lago. E ancora: la 250 GTO costruita per dare forma al vento, all’eleganza, alla gioia di correre. Ogni dettaglio, un manifesto.
E poi le regine del traverso. Le Lancia da rally – 037, Delta Integrale, Stratos – con le livree Martini o Alitalia ormai entrate nel mito. Mezzi nati per sfidare il tempo (e le leggi della fisica), ora qui a riposare tra l’erba e gli occhi sgranati dei più giovani.
Non solo velocità, ma anche misura. Arte. Come quella sartoriale di chi realizza accessori cuciti su pelle e passione, come Andrea Mazzuca e il suo atelier-garage trasformato in covo di cultori, dove si respira il profumo del cuoio e si parla la lingua del dettaglio.
FuoriConcorso è questo: un’idea diversa di raduno. Senza barriere, senza divise, senza giudici. Con tanta, tantissima sostanza. Perché chi viene qui sa riconoscere una presa d’aria vera da una finta. Sa cosa significa una livrea Gulf originale, sa che un’auto può anche far commuovere.
E a Como, tra alberi in fiore e viste che tolgono il fiato, lo ha capito anche chi passava per caso. Il futuro, qui, non era ospite sgradito. Ma nemmeno protagonista. Perché la vera bellezza non invecchia. Rallenta. E ogni tanto si ferma, giusto il tempo di lasciarsi fotografare.