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Mercedes-Benz SL Pagoda, sessant'anni di pura eleganza

La Mercedes-Benz SL Pagoda compie sessant'anni, ma il suo fascino e le sue linee sono immortali. Storia di una roadster amata e contesa dai collezionisti

Mercedes-Benz SL Pagoda, sessant'anni di pura eleganza
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Possiede la classe innata delle dive del cinema muto, le sue linee aristocratiche e scolpite assomigliano a quelle di una dea dell'antichità. Questa signora d'altri tempi compie sessant'anni, e non ha paura di dichiarare la propria età anagrafica. D'altronde il suo fascino è rimasto immutato, poiché tutti quanti si girano ancora a guardarla quando sfila sulle strade. Lei è la Mercedes-Benz W113, ma per tutti è semplicemente la SL Pagoda. Un soprannome che deriva dal suo hard top, il tettino rigido, dalla forma particolare e concava con montanti molto stretti, come quella dei templi asiatici. Un nomignolo fortunato che ha contribuito a renderla immortale.

L'arrivo sulle scene

Il tempo del debutto in società arriva nel marzo del 1963, in occasione del Salone dell'Automobile di Ginevra, una delle vetrine più prestigiose e importanti per il settore delle quattro ruote. La nuova W113 ha un compito ingrato, quello di sostituire due vetture di immenso successo: la 190 SL e 300 SL. Nonostante questo peso sulle spalle, la nuova scoperta della Stella di Stoccarda si sente a suo agio sotto ai riflettori, le passerelle non la spaventano né, tanto meno, il confronto con le sue illustri antenate. Il suo design, figlio dell'ispirata matita di Paul Bracq (sotto la supervisione di Friedrich Geiger), è tanto semplice quanto efficace. Anche a miglia di distanza, si capisce che lei è una vera Mercedes-Benz, con la "emme" maiuscola.

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La SL Pagoda non è solamente una regina d'eleganza e di portamento, ma ha anche un temperamento sportivo. I tecnici della Daimler-Benz videro in lei la risposta all'americana Chevrolet Corvette, che tanto spopolava a quelle latitudini. Presenziare con charme e forza nel mercato degli Stati Uniti era un obbligo morale, al quale la SL Pagoda non poteva esimersi. Le sue armi l'hanno comunque resa irresistibile anche agli americani.

I punti di forza

La sua impostazione è classica con motore anteriore longitudinale, trazione posteriore e cambio meccanico a quattro velocità. La grande novità risiede nel possente motore a sei cilindri in linea da 2,3 litri, che sviluppa 150 CV di potenza. Al debutto vince subito una prestigiosa corsa, la Spa-Sofia-Liegi, dimostrando di avere una certa attitudine alla competizione e, non soltanto, verso le sfilate di eleganza. Il suo ottimo bilanciamento tra sportività e comfort, risulta in perfetto equilibrio come una pozione alchemica di laboratorio. L'anno successivo la Mercedes le dona anche il cambio automatico oltre a un manuale a cinque rapporti, mentre nel 1966 debutta un 2,5 litri da 150 CV, che equipaggia la SL 250. La versione di punta, però, è la SL 280, che sotto al cofano mostra i muscoli con un 2,8 litri da 170 CV, che serve per viaggiare a 200 km/h di velocità massima. Un bell'andare, non c'è che dire.

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La Pagoda spicca anche per la sicurezza a bordo, che non ha eguali nemmeno tra la sua concorrenza più agguerrita e diretta. Derivando dal pianale della berlina W111, debitamente accorciato e rinforzato, la SL ne custodisce la robustezza e le zone di deformazione anteriore e posteriore che proteggono l'incolumità dei suoi occupanti. Questa soluzione venne pensata dall'ingegnere ungherese Béla Barényi, già specialista tra gli uomini della Daimler-Benz, e trapiantata con efficacia in questa roadster.

La Mercedes-Benz SL 250 California

Il sole della California, le lunghe e intrecciate strade che costeggiano la costa del Pacifico, sono l'habitat ideale per viaggiare con una vettura esclusiva e del rango della Mercedes-Benz SL. Per omaggiare quella terra, a Stoccarda decidono di creare la SL 250 California che si caratterizza per l'assenza della capote in tela, a vantaggio del tetto rigido permanente e, soprattutto, di una panchetta posteriore che viene ricavata per l'assenza del meccanismo di apertura e chiusura del tettino in tela. Anche questa Pagoda ha il suo fascino, anche se non si può guidare in stile en plein air, quindi col vento e il sole a baciare la testa.

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La riscoperta dei collezionisti

Il canto del cigno della Pagoda arriva nel 1971, quando alla Mercedes concepiscono una nuova generazione di SL. In oltre otto anni di carriera, vengono prodotte 48.912 unità di questa incredibile macchina, delle quali 19.831 sono SL 230, 5196 sono SL 250 e 23.885 sono SL 280. Come ogni grande diva del passato, il suo tempo non è mai scaduto e il suo nome rimane sulla bocca di tutti. Il mondo del collezionismo, da tempo, l'ha puntata e le quotazioni sono (giustamente) da capogiro: 128.000 euro per la prima 230 SL e 156.000 euro per il top di gamma 280 SL del 1968, con la SL 250 del 1967 che si colloca a metà strada. Le roadster della Stella possiedono un fascino magnetico, attraggono per la loro innata classe ma soprattutto amano essere guidate. Tutte le SL, quelle antecedenti e successive alla Pagoda, hanno dimostrato quanto una sportiva possa essere comoda, stupendo il mondo intero e lasciando gli avversari alla ricerca della sua chiave del successo.

Non replicando mai la formula precisa.

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