Tanti auguri, Pininfarina. E ancora mille di questi giorni

Dal cofano della Cisitalia alla coda dell'F40, dai treni alle torce olimpiche: 95 anni di forme, idee e contaminazioni. Un viaggio nell’estetica italiana che continua a ispirare il futuro

Tanti auguri, Pininfarina. E ancora mille di questi giorni
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Pininfarina non è un centro stile. È un’idea. Un luogo che non ha mai progettato solo automobili, ma mondi possibili. È nato carrozziere, si è fatto scultore, architetto, filosofo della forma. E oggi che festeggia 95 anni, è ancora più chiaro che non stiamo celebrando un compleanno, ma un modo di guardare le cose. Un'educazione sentimentale alla bellezza.
In via Nazionale 30 a Cambiano si incrociano storie, scuole, lingue, approcci. È sempre stato così. Altrove si lavora in catena, qui ogni prototipo ha un nome, un destino, un’ossessione. In Fiat o in Volkswagen si parla di piattaforme, da Pininfarina si parla di proporzioni. È una differenza sottile, ma radicale.
Ogni oggetto firmato Pininfarina ha una voce distinta, ma tutti condividono lo stesso accento: quello del rigore e della leggerezza. Dal cofano della Cisitalia 202 fino alla livrea del nuovo velivolo delle Frecce Tricolori, passando per la F40 – che non è solo un’auto, ma un’icona pop, scolpita come un’ala supersonica – e per quel capolavoro discreto che è la Lancia Thema 8.32, berlina borghese dal cuore Ferrari.
Da Pininfarina è passato il mondo: designer giapponesi, tecnici americani, studenti italiani. E poi torce olimpiche, treni, yacht, biciclette, orologi. Tutto disegnato come se dovesse durare. O commuovere. Perché da queste parti, la funzionalità non è mai bastata. Ci voleva grazia.
È un’impresa italiana, certo. Ma è anche qualcosa di più: un crocevia. Un porto. Uno di quei rari posti dove il genio non è mai stato gerarchia, ma contaminazione. Dove il futuro viene progettato nella stessa stanza in cui si restaurano prototipi degli anni Cinquanta. Dove l’innovazione è una questione di memoria.
A guidare questo equilibrio, oggi, c’è Silvio Angori. Manager con lo sguardo lungo e il passo laterale. Uno capace di portare il brand fuori dall’automobile, ma senza mai tradirne lo spirito. Un alchimista della coerenza.


E allora sì, tanti auguri Pininfarina. Perché hai insegnato al mondo che il bello non è un vezzo, ma un dovere. E perché ogni tuo progetto, anche il più silenzioso, è un invito a sognare. Ancora mille di questi giorni.

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