Cronaca locale

Autonomi, non importa dove, quel che conta è occupare

Lasciato il Ticinese i no global si sono spostati in via Savona. E usciti sabato dalla Bottiglieria ora sono in via Giannone

Autonomi, non importa dove, quel che conta è occupare

È una nuova edizione del gioco dei quattro cantoni: gli anarchici sgomberati da uno stabile ne occupano un secondo, quindi cacciati fanno irruzione in un terzo e così via. Inutile sperare si stanchino: non hanno altro da fare. Così il gruppetto uscito a giugno da via Ripa Ticinese 83, parcheggiato per quattro mesi in via Savona 18, è ricomparso ieri in via Giannone 8.
In mattinata sul loro sito era già apparso il solito messaggio di vittoria: «Venite tutti a rendervi conto che reggia ci siamo presi. Ci siamo presi una palazzina nel cuore del design. Ci volevano cacciare e li abbiamo fatti impazzire per tre giorni. Ora ci siamo presi un castello in zona MoscovaPaolo Sarpi, un ex fabbrica tessile open space con quattro piani di appartamenti signorili, stucchi veneziani dorati sui soffitti».
Ed effettivamente anche se fatiscente e cadente, lo stabile occupato è una bellezza. Edificato evidentemente nell’800 ha un imponente portone sovrastato da un ampio terrazzo decorato. Le ampie finestre sono sormontate da frontoni e chiuse con vecchie griglie a scomparsa. «Da che ricordi io, a parte il custode non c’è mai stato nessuno dentro da quarant’anni - spiega un residente -. Apparteneva a una “fascistone”, proprietario anche dello stabilimento tessile che si trova all’interno. Alla sua morte negli anni Cinquanta ha lasciato tutto al Comune. Dopo poco hanno messo dei ponteggi per proteggere i passanti da intonaci e comignoli che cascavano giù. Un paio di anni fa li hanno cambiati, sono comparsi degli operai che hanno forse messo in sicurezza le parti più pericolanti poi più nulla». E in effetti lo stabile è rimasto del demanio comunale fino al 2009 quando venne ceduto a una società priva che a sua volta lo rivendette all’attuale proprietà.
Dalle finestre ragazzi con cappuccio in testa e volto mascherato calano striscioni inneggianti alle mirabili lotte rivoluzionarie e insulti al solito vice sindaco Riccardo De Corato. In strada continuano ad arrivare altri giovani con coperte, sacchi a pelo, masserizie, attrezzi da muratore. Gli ultimi appelli infatti parlano della necessita di rimettere un po’ in sesto l’edificio e portare «generi di conforto» agli occupanti. È la stessa compagnia anarco-insurrezionalista che ha occupato per anni un altro edificio di proprietà del Comune in fondo a Ripa Ticinese. Gente a volte dura e pronta allo scontro, un po’ scontrosa e ombrosa e per questo non sempre gradita al resto della galassia antagonista. Anche se quando c’è uno sgombero tutti fanno fronte comune.
Allontanati il 15 giugno, già in serata erano entrati nello stabile di via Savona, dove hanno resistito per quattro mesi. Poi giovedì l’intervento della polizia e per tre giorni la città è rimasta paralizzata dai cortei di protesta mentre sette irriducibili stazionavano sui tetti. Sabato sera la fine della protesta ma anche la sicurezza che la vicenda non era conclusa. E difatti nella notte, dopo un paio di tentativi di occupazione di altri stabili del Ticinese, quartiere d’elezione dell’area antagonista, l’obiettivo degli anarchici si è spostato nel cuore di Chinatown.
Ieri la giornata è comunque trascorsa tranquilla. In strada indaffarati cinesi spingevano i loro carrelli senza degnarli di uno sguardo. La polizia per il momento ha lasciato gli antagonisti sgobbare per mettere in ordine la loro nuova provvisoria casa, guardandosi bene dal farsi vedere. Anche perché una volta entrati, per sgomberarli è necessaria una richiesta formale della proprietà.

Poi si vedrà.

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