Allegria, si continua a sperperare. Guardateli come sono contenti. Ma sì, loro, i sindaci, i presidenti di Regione e alcuni esponenti di quella sinistra passata senza batter ciglio dallo sventolio della bandiera rossa alla difesa dell'auto blu. Sprizzano gioia da tutti i pori delle loro mani bucate: hanno interpretato la sentenza pronunciata l'altro giorno dalla Corte Costituzionale come una specie di via libera al bengodi della spesa pazza. Un lasciapassare dello sperpero d'oro. Un semaforo verde sulla strada delle consulenze multiple, che arriva a pagare ricchi gettoni a esperti di sardine (regione Emilia Romagna), esperti in contemplazione del paesaggio (regione Toscana), esperti di rastrelliere per biciclette (comune di Firenze) ed esperti per l'abbronzatura (comune di Roma). Del resto il principio è noto: non fare previsioni, lasciale fare agli esperti che le sbagliano meglio. L'importante, si capisce, è che l'assessore abbia la tintarella giusta.
La Corte Costituzionale non ha detto esattamente questo, ma a loro che importa? L'unica cosa che conta è poter continuare a organizzare viaggi come quello di Nichi Vendola, l'uomo della sinistra estrema e rigorosa, quello che doveva insegnarci la nuova politica. Quattro giorni a New York, diciassette persone, pranzi e cene, vino incluso: il conto, circa 700 milioni delle vecchie lire. Se questa è la nuova politica, scusate, ma preferivamo la vecchia. Arridatece Nicolazzi e non se ne parli più.
In realtà, come sappiamo, la sentenza della Consulta non boccia i tagli agli enti locali, ma solo il tentativo del governo centrale di decidere dove gli enti locali devono tagliare. Non il quanto, ma il come, insomma. Tutt'altro che un incoraggiamento alla finanza allegra. Eppure gli amministratori locali l'hanno accolta con una gioia sospetta, quasi da brindisi a base di champagne: «Alè che la facciamo franca anche questa volta: l'auto blu è salva, il gettone pure». Liberi tutti, e via con il prossimo contributo a fondo perduto. Che cosa si pagherà? Il consulente per il nodo della cravatta dell'assessore? Lo studio scientifico per l'esatta distribuzione delle macchinette del caffè in municipio?
Non sono esagerazioni. In questi anni si è fatto anche di peggio. Finanziamenti per «garantire alle donne il diritto a non prostituirsi», opere d'arte indimenticabili come il «Mausoleo ad Icaro», consistente in una Citroën con le fiancate schiacciate, per non dire dei denari a pioggia sui variegati e non sempre comprensibili comitati. O i viaggi pagati ad amici e parenti per partecipare a convegni fondamentali come «la capra in Europa» o «la rigenerazione dei pneumatici». Roba che anche Nichi Vendola ne andrebbe fiero, insomma.
Tanto a loro che importa? Non pagano. Al massimo piangono un po' a Roma. Minacciano di spegnere i lampioni, di chiudere le mense scolastiche. A ridursi i privilegi, invece, non pensano mai. «È l'autonomia», dicono. E adesso si nascondono pure dietro la Corte Costituzionale. Certo, nel giorno della devoluzione spiace vedere il pessimo uso che tanti amministratori locali fanno dei poteri che hanno. Forse, insieme ai poteri bisognerebbe dare loro anche i doveri, a cominciare dall'autonomia fiscale.
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