Gian Maria De Francesco
da Roma
«Noi siamo al servizio di tutte le aziende, non solo italiane. Potrebbe anche succedere qualcosa del genere, ma non ho veramente nulla da dire su questa questione». L’amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, ieri ha fatto un po’ di melina sulla questione Autostrade-Abertis, pur confermando l’attenzione della holding bancaria a eventuali sviluppi alternativi a quelli che conducono verso Barcellona.
«Non rispondo né sì né no. Se ci sono cose, se ne parla se ci sono e quando ci sono», ha tagliato corto. Ma resta un dato di fatto e cioè che l’istituto presieduto da Giovanni Bazoli, nel recente passato, è sempre intervenuto attivamente quando si è trattato di aiutare imprese fondamentali per il sistema Italia da Fiat ad Alitalia passando per Esaote. Difficile ipotizzare, quindi, che nel caso in cui si concretizzasse una contro-cordata (venerdì scorso il gruppo Gavio ha confermato il suo potenziale interesse, ndr) Banca Intesa possa restare indifferente a un suo richiamo.
Intanto, sempre ieri, il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, ha escluso un intervento di Cdp nella compagine azionaria della nuova Abertis, argomento sul quale aveva sempre glissato nei suoi interventi recenti. «Non vedo come la Cassa - ha detto - possa investire lì. Noi siamo azionisti di minoranza, bisogna parlare con quelli di maggioranza (il Tesoro, ndr), ma non mi pare che sarebbe un’iniziativa rientrante negli obiettivi». Un fermo diniego di Guzzetti, che è anche presidente dell’Acri (l’associazione a cui fanno capo le 65 Fondazioni socie di Cdp), all’ipotesi di «ristatalizzare» parzialmente Autostrade. «La mia Fondazione certamente non metterà soldi, le altre sono libere», ha concluso. Insomma, tutto dipenderà dalle decisioni della nuova maggioranza (nella quale ha creato qualche malumore l’ok di Massimo D’Alema alla fusione), ma in ogni caso non ci sarà una sponda di Guzzetti.
Uno dei risvolti più eclatanti di ieri è l’apertura di un fascicolo senza ipotesi di reato da parte della Procura di Roma in seguito a due esposti presentati dall’associazione di consumatori Adusbef. Nel primo si chiede alla magistratura di indagare su un eventuale abuso di informazioni privilegiate e su manipolazioni di mercato. A titolo esemplificativo basta ricordare che nelle cinque sedute precedenti l’annuncio dell’operazione (dal 13 al 21 aprile) il titolo Autostrade ha guadagnato il 6,6% con volumi notevolmente superiori alla media mensile. Nello spazio di cinque giorni sono passate di mano circa 63 milioni di azioni, ovvero il 10,9% del capitale sociale.
Nel secondo esposto si chiede invece di verificare se la condotta messa in atto da Autostrade (in primo luogo il ritardo negli investimenti) non possa configurare aspetti penalmente rilevanti a danno della collettività e dei consumatori. Un altro faro regolamentare si è comunque acceso oltre a quello della Consob.
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