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Autunno caldo, chi fa il tifo per gli scontri di piazza

Leggiamo titoli e articoli di quotidiani, ascoltiamo dichiarazioni di politici e di sindacalisti che inquietano perché dimostrano con crudezza di quale pasta anti italiana si nutrano certi personaggi, i loro movimenti, i loro giornali. La campagna di attacchi personali contro il presidente del Consiglio si è sgonfiata come un palloncino di fronte all'inconsistenza dei fatti e al disinteresse degli italiani? Anche sui faziosi giornali inglesi si stanno raccattando le ultime briciole di gossip e poi si passerà ad altro? Subito si prepara il nuovo, più tradizionale, sicuramente eversivo, progetto di attacco. Fosse la pratica dell'opposizione, anche la più spregiudicata, resterebbe un'arma legittima, anche se non condivisibile, ma dalla sinistra sparpagliata nelle sue sparse membra appetite dal famelico Antonio Di Pietro arrivano incitamenti alla lotta dura senza paura, richiami a un operaismo desueto e antistorico, evocazioni di pericoli di lotta armata, tutti conditi da un linguaggio sessantottino che stride con la realtà del Paese, tutti proiettati verso un prossimo, imminente, minacciato "autunno caldo", che è necessario denunciare perché tentano di impedirci di diventare un Paese normale.
Cito da Il Manifesto, quotidiano comunista: «Credo che succederà questo. Che in settembre-ottobre avremo sette ottocento mila posti di lavoro in meno (un impoverimento per alcuni milioni di persone). Che taglieranno fondi alle università con metodi furbetti parlando di merito. E quando comincerà a volare qualche sasso... dovremo reimparare da capo a scrivere e pronunciare la parola “conflitto”. E sarebbe anche ora». Cito da Liberazione, sempre quotidiano comunista e sempre in prima pagina e corredato da foto di operai della Fiom in manifestazione, il volto coperto da una maschera bianca: «Per Federmeccanica il solo sindacato buono, parafrasando il generale Custer, è quello morto, o complice. Sarà un autunno davvero caldo».
Cito infine da un'intervista radiofonica concessa a Klauscondicio da Antonio Di Pietro, ancora fresco di insulti ai giudici della Consulta, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al nostro Paese per mezzo di pagine acquistate su giornali stranieri: «In autunno l’Italia dei Valori sarà nei consigli di fabbrica. Saremo nelle piazze in difesa dei cassintegrati e dei lavoratori e di tutte quelle persone che vedono lesi i loro diritti fondamentali. In una parola saremo protagonisti dell’autunno caldo. Parteciperemo direttamente, anche informandoli laddove la legge in via di approvazione impedisce di informare i cittadini. Alla Camera hanno già approvato una legge che vieta all’informazione di fare il proprio dovere, e noi in questo caso saremo fra quelli che adotteranno la disobbedienza civile». Non basta, aggiunge: «Credo che potrebbero tornare le Brigate rosse, sia quelle pilotate che quelle non pilotate, entrambe criminali, che vanno combattute. Credo anche che non si possa utilizzare la legittima preoccupazione che deriva dalle Br per mettere il bavaglio e zittire coloro che sono in fabbrica, vengono messi in cassa integrazione e vengono mandati a casa». Vi basta per ritenere che questi anti italiani si stiano preparando a una battaglia politica condotta con mezzi sporchi, ricatti, metodi e azioni illegali? Io credo di sì, e credo anche che prima il Partito democratico si deciderà a smentire qualsiasi velleità di rimettere insieme una sinistra rappattumata, prima si deciderà a rompere qualsiasi forma di alleanza con Di Pietro, maggiori speranze di sopravvivenza e di una svolta finalmente socialdemocratica e riformista avrà.
Anche perché la verità è un’altra. Nei problemi più delicati della nostra economia e della nostra società qualcosa sta finalmente cambiando, l’abitudine incancrenita all’immobilismo è finita. Penso all’aumento graduale dell’età di pensionamento per le donne nella pubblica amministrazione a partire dal 2010, penso al percorso che porterà nel 2015 ad agganciare le pensioni alle aspettative di vita media. Così si libereranno finalmente molti soldi da destinare alla salute, agli asili nido, alla famiglia. Diventeremo come il resto d’Europa.
Penso al lavoro fatto per garantire una maggiore trasparenza ed efficienza della pubblica amministrazione. Penso ai brillanti risultati del ministro della Pubblica Istruzione, Gelmini, nell’introdurre i principi del merito e della competizione nella scuola e nell’università. Qualche giorno fa la signora ha tentato di tenere una conferenza stampa per illustrare la decisione storica di destinare una parte del Fondo di finanziamento ordinario - il sette per cento, cioè cinquecentoventicinque milioni di euro - scegliendo sulla base della qualità di ricerca e di didattica degli atenei.

Ma, interrotta e boicottata da tal parlamentare Pedica, addetto ai disturbi per conto di Antonio Di Pietro, ha dovuto rinunciare. Questi sono i personaggi, queste le loro idee, che naturalmente sono liberi di esprimere. Finché non diventano istigazione a delinquere.

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