Cè una parte della storia che è nota: lex oleificio Capurro ad Avegno, dismesso ormai più di dieci anni fa, e dal giugno del 2010 finito sotto sequestro su ordine della Procura di Genova per mancata bonifica. Su quellarea in base ad un sopralluogo di Arpal e polizia provinciale, sarebbe stata «accertata la presenza di rifiuti sia pericolosi che non, depositati in modo incontrollato direttamente sul suolo». Ragione per cui lamministratore unico della società Capurro Leo e Figlio srl (l86enne Giovanna Terrile, madre di Capurro Armando Ezio, ex sindaco «sfiduciato» di Rapallo, uomo di Burlando con uno scranno in consiglio regionale) era stato iscritto nel registro degli indagati per gestione di discarica abusiva di rifiuti. Poi cè laltra parte della vicenda: ovvero il progetto della proprietà (Capurro) di riqualificare la zona, oltre 29mila metri quadrati, cambiando la destinazione duso in commerciale e residenziale. Un piano da 70 milioni di euro - dicono i ben informati - con una contropartita per il Comune di Avegno da 4 milioni 347mila euro che si vedrebbe così riconosciuti palestre, spazi per gli uffici, parcheggi pubblici e una piazza.
Laspetto meno noto però è che lintervento, inserito nel Puc (piano urbanistico comunale approvato nel 2005), rischia di saltare. Una scadenza formale del Puc non cè. A meno che lamministrazione non decida altrimenti. E qui sta il punto.
Spieghiamoci meglio: per poter avviare i lavori, è necessario prima fare la bonifica. Cosa che spetta alla proprietà. Ma prima di iniziare la bonifica, è necessario che la zona venga dissequestrata. Cosa che spetta al giudice. Insomma, un rimpallo continuo di responsabilità con la conseguenza che i tempi si allungano e quella porzione immensa di terreno continua a restare in uno stato di totale abbandono. «La proprietà è della famiglia Capurro, loro avevano presentato un progetto e come Comune avevamo chiesto delle integrazioni per approvarlo - spiega il sindaco Giuseppe Tassi -. Ma stiamo sempre aspettando che facciano riconvertire larea. Certo, va fatta prima la bonifica. Ma la domanda è: Capurro li vuole fare questi lavori o no?».
Prima dellultimo sequestro, ricorda Tassi, e dopo lultima bonifica si poteva intervenire. «Poi qualcuno ha fomentato il terrore: Chissà cosa cè nel terreno». Lì trattavano la sansa, racconta il sindaco, e usavano la benzina per estrarla. Quando loleificio funzionava, cera una cappa di fumo che correva lungo il torrente arrivando fino a Recco. «Cerano state anche lamentele degli abitanti per le coperture in amianto. Poi era stata ordinata la bonifica (la prima, ndr) e il discorso era caduto lì. Ora vogliono vedere se ci sono ancora agenti inquinanti. Ma se ci fossero, si sarebbero già trovati nelle falde acquifere del fiume Recco». Invece non è mai stato trovato nulla, assicura il sindaco. La questione però è unaltra: è il tempo per dare il via al recupero dellarea, perché non è che lamministrazione di Avegno possa aspettare in eterno. «Il Comune ha dato un bonus per togliere il degrado, nel senso di indice edificativo. A questo punto se Capurro dopo cinque o sei anni non parte, rivedremo la decisione presa e la faremo tornare area produttiva». E qui arriva lultimatum: «Se entro la metà del 2012 non si muove qualcosa, come giunta torneremo in consiglio e rivedremo le decisioni prese. Lo metteremo per iscritto alla proprietà, alla Provincia e alla Regione».
Non solo, il Comune, giura Tassi, ha anche portato alla proprietà eventuali privati interessati alloperazione. «Ma se loperazione vale 5 e Capurro vuole 10, chi fa linvestimento non ha la convenienza.
(1 - continua)