«Un avvertimento per i movimenti islamici»

Ilter Turan: «Adesso dovranno rivedere le loro posizioni e contenere gli estremisti tra le loro file. Sanno di non poter tirare troppo la corda»

Quello di ieri è stato un avvertimento a Recep Tayyip Erdogan e colleghi. La Corte costituzionale turca ha deciso: il partito per la Giustizia e lo Sviluppo turco, Akp, non è stato bandito. Sono undici i giudici ad aver votato. Sei ritengono che il gruppo del primo ministro abbia violato le leggi sulla laicità dello Stato. Per altri quattro si tratta di trasgressione delle norme, ma non troppo grave. Per questo, il partito non deve essere sciolto, ma soltanto penalizzato. Un solo giudice non pensa che l’Akp sia colpevole. Ilter Turan, professore di Scienze politiche ed ex rettore dell’università Bilgi di Istanbul spiega a Il Giornale la sentenza di ieri della Corte costituzionale turca, che aveva bisogno di una maggioranza qualificata di sette voti per far passare il bando proposto dal procuratore generale della Repubblica.
Cosa significa la sentenza per la Turchia?
«Il partito non è stato messo al bando, ma quello di ieri è stato un serio avvertimento all’Akp. La Corte costituzionale ha praticamente messo in guardia Erdogan e i suoi che alcune delle loro attività sono considerate illegali, contrarie alla legge sulla laicità dello Stato».
Cosa succederà ora?
«Nulla cambierà subito, ma il partito del primo ministro Erdogan e del presidente Abdullah Gül dovrà da oggi rivedere le proprie attività, le proprie politiche e contenersi, frenarsi».
Può essere considerata una vittoria o una sconfitta per l’Akp?
«Se consideriamo l’esito definitivo, quella di ieri è una sentenza leggera, ma allo stesso tempo dieci giudici su undici ritengono che il partito abbia violato la legge. Non è una chiara vittoria, direi che non sarebbe una buona idea per il movimento di maggioranza considerarla tale».
Pensa che l’Akp riconsidererà alcune sue politiche?
«Dipende da come l’opposizione affronterà la decisione presa dalla Corte costituzionale, se collaborerà con il partito al governo affinché, dandosi limiti, continui a governare».
Esiste oggi nel paese spazio per una cooperazione tra maggioranza e opposizione?
«In realtà, si era da poco aperta una finestra di opportunità. L’attentato di pochi giorni fa - che ha ucciso Istanbul 17 persone - aveva creato infatti una certa solidarietà tra le parti politiche».
Che peso ha la sentenza di ieri nel contesto dell’adesione turca all’Unione europea?
«Il partito non è stato messo al bando e quindi le aspettative europee sono state realizzate (Bruxelles aveva criticato il caso, dicendo che le accuse all’Akp avrebbero dovuto essere dibattute in sede parlamentare e la decisione avrebbe dovuto essere presa attraverso il voto, ndr). C’è dunque sollievo da parte dell’Unione, anche se la laicità dello Stato è un valore considerato dagli europei parte integrante della democrazia».


Che peso avranno i tagli finanziari imposti dalla Corte all’Akp sul partito?
«Il movimento è ben finanziato, i soldi non gli mancano. Il taglio imposto dai giudici è semplicemente un atto simbolico, fa parte del grosso avvertimento che questa sentenza costituisce per l’Akp».

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