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BABY GANG IN AZIONE IN PIENO GIORNO

(...)Minacciandolo con la chiave inglese lo hanno costretto a consegnare lo zainetto, il portafoglio con dentro dieci euro, il giubbotto e il cellulare. Ma a un certo punto ecco l’intoppo, un passante vede la scena, capisce quel che sta succedendo e ferma una provvidenziale volante in transito per piazzale Brescia.
Quindi l’intervento dei poliziotti, la precipitosa fuga dei mini-malviventi, l’inseguimento e l’arresto di tre adolescenti. Nel corso della fuga i quattro si sono sbarazzati di parte del, compromettente a quel punto, bottino. Vale a dire telefonino e giaccone, recuperati dagli agenti. All’appello mancano ancora zainetto, portafogli e il quarto mini-rapinatore. Che comunque potrebbe già essere stato individuato e denunciato, mancando la flagranza, dalla polizia.
Ma gli agenti hanno dovuto prima di tutto concentrarsi sui primi tre. Interrogati hanno risposto di essere tutti studenti ma che la loro scuola applica la settimana corta e quindi al sabato non ci sono lezioni e loro sono liberi. Studenti dunque e sembra anche provenienti da famiglie tutto sommato normali. Tanto per dire, i diversi cognomi non dicono infatti assolutamente nulla agli investigatori. Perciò non si tratta di rampolli di qualche clan malavitoso.
I tre sono finiti in questura dove si trattava di decidere del loro destino. Alla fine, sentito anche il magistrato del Tribunale dei Minori, i poliziotti hanno arrestato gli «over» quattordici. I due nel pomeriggio sono stati accompagnati al centro di prima accoglienza presso il Cesare Baccaria, una struttura filtro prima dell’ingresso nel carcere minorile vero e proprio. Le accuse nei loro confronti sono infatti piuttosto pesanti, rapina aggravata, e in più c’è anche la flagranza di reato.
Diversa la sorte per il 12enne. Il nostro codice di procedura penale infatti prevede che, a differenza di molti Paesi occidentali, un minorenne possa essere considerato penalmente perseguibile solo dopo aver compiuto i quattordici anni. Sotto questa età si provvede solo a una segnalazione al Tribunale dei Minori e soprattutto ai servizi sociali che, solo nei casi più gravi, possono con la loro relazione indurre il giudice a togliere il ragazzo alla famiglia e affidarlo e una comunità protetta.
A questo punto agli agenti non è rimasto altro da fare che prendere, come detto, il 12enne per un simbolico orecchio e riconsegnarlo ai genitori.

E anche in questo caso sembra si tratti di una famiglia normale, senza particolari disagi sociali né presenze di parenti prossimi pregiudicati da imitare. Nella speranza si sia trattato solo di una «bravata» e che il giusto epilogo gli sia servito di lezione.

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