Baby gang, raid in centro Il piccolo boss agli agenti: «Adesso me la pagherete»

Nove adolescenti in piazza Piemonte in mezz’ora mettono a segno un furto alla Mandadori e due rapine ai passanti. Il capo aveva in tasca un serramanico

Baby gang, raid in centro Il piccolo boss agli agenti: «Adesso me la pagherete»

Appena arrivato in questura s’è guardato intorno con sguardo torvo, quindi da vero duro si è rivolto agli agenti sibilando: «Non sapete chi sono io, ve la farò pagare a tutti». Il teppistello, appena arrestato per un paio di rapine in strada, c’è l’ha dunque messa tutta per impressionare le odiate divise, anche se il risultato non sembra essere stato dei migliori. Infatti ora si trova in fondo a una cella di San Vittore, dove potrà meditare il metodo migliore per «fargliela pagare» agli sbirri.
Il nostro eroe ha poco più di 18 anni, è nato nell’89, ed è di origine egiziana. L’altra sera ha capeggiato un gruppetto «multietnico» di altri otto bulletti: egiziani, marocchini, romeni, sette coetanei più un tredicenne. Il branco era impegnato in una scorribanda dalle parti di piazza Piemonte iniziata verso le 20 con una «visitina» a Mondadori Informatica di via Marghera dove aveva rubato un Ipod e un lettore musicale. I teppistelli erano stati notati dall’addetto alla sicurezza che ha provato a fermarli ma quelli sono sgusciati via come anguille.
Poi in giro a fare danni. Verso le 21 arriva una chiamata al 113. È un giovane che racconta concitatamente di essere appena stato circondato, insieme a un paio di amici, da una decina di adolescenti che hanno intimato di tirar fuori cellulare e portafogli. Hanno resistito, nonostante il capo continuasse a gridare che aveva un coltello in tasca, uno si è beccato una testata al volto, ma in qualche modo sono riusciti a far desistere i banditelli.
In pochi minuti arrivano sul posto un paio di volanti, un giretto in zona e la baby gang viene individuata. Arriva in rinforzo anche la «Tevere», l’equipaggio dell’ispettore di turno, e i sei poliziotti riescono prima a individuare e poi, come cani da pastore, a raggruppare il branco, senza farsene scappare nemmeno uno. Il tempo di contarli e verificare se ci sono tutti, ecco arrivare un ragazzo. «Sì, sì, sono proprio loro. Appena un quarto d’ora fa hanno aggredito me e un amico mio e c’hanno portato via 10 euro, il cellulare e persino l’accendino». Non male come bottino. I nove vengono identificati, sono tutti stranieri equamente suddivisi in tre etnie: egiziana, marocchina e romena, tutti diciottenni più un tredicenne. In tasca al capo viene trovato il famoso e sbandierato coltello, un serramanico, mentre un suo connazionale aveva come fibbia dei pantaloni un tirapugni.
Ed è stato proprio a questo punto che il piccolo boss se n’è uscito con le consuete frasi da duro: «Non sapete chi sono, ve la faccio pagare».

Per la verità gli agenti sapevano chi era: uno spostato con già alcune denunce alle spalle, colpito da obbligo di dimora con divieto di uscire dalle 19 alle 7 del mattino. Quindi verrà denunciato anche per non aver ottemperato al provvedimento del magistrato. Poi tutti a San Vittore, fuorché l’under 14: per legge è non punibile e quindi da riaffidare ai genitori.

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