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Bagnasco, udienza dal Papa: con il governo linea morbida

RomaIl cardinale Angelo Bagnasco ha incontrato a tu per tu Benedetto XVI nel tardo pomeriggio di ieri a Castel Gandolfo. È la prima udienza dopo il caso Boffo, e Bagnasco ha illustrato al pontefice i contenuti dell’attesa prolusione che pronuncerà lunedì prossimo, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei, il «parlamentino» dei vescovi italiani. L’incontro, di routine prima di questi appuntamenti, si è caricato ieri di altri significati. Nella prolusione che Bagnasco ha scritto e leggerà il 21 settembre, ci sarà un passaggio relativo al caso Boffo, una difesa dell’ex direttore di Avvenire; non mancheranno accenni critici al governo, anche se il porporato, assicurano, «volerà alto» e dunque non partirà lancia in resta, come ipotizzato nei primissimi giorni dopo le dimissioni di Boffo. Un riferimento più esplicito a «nuovi assetti e inedite prospettive» per il nostro Paese è arrivato invece dal segretario Cei, monsignore Mariano Crociata, intervenuto ieri ad Assisi al seminario di Retinopera, il network di associazioni cattoliche.
Un tema che al contrario è stato toccato nel colloquio tra il Papa e Bagnasco è stato invece la successione alla guida di Avvenire. Lunedì scorso il presidente della Cei si è incontrato in Vaticano con il Segretario di Stato Tarcisio Bertone per parlare del caso Boffo e dei malintesi emersi in quei giorni, dopo l’intervista al Corriere della Sera del direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian, letta sia dentro che fuori dalle mura vaticane come una presa di distanza nei giorni incandescenti della polemica. Bertone ha fatto ripetere più volte che non esistono conflitti tra Segreteria di Stato e Conferenza episcopale italiana, derubricando come fisiologiche schermaglie giornalistiche le «diversità di approccio» alla politica italiana emerse dalle pagine dei due quotidiani, quello dei vescovi e quello ufficioso della Santa Sede redatto Oltretevere.
Se è vero che nella gestione del caso Boffo non vi sono state divisioni interne né contrapposizioni tra Vaticano e Cei - va ricordato che Benedetto XVI, nell’ormai famosa telefonata al cardinale Bagnasco, aveva espresso al presidente dei vescovi la sua totale fiducia e solidarietà, senza chiedere o suggerire in alcun modo le dimissioni del direttore - è altrettanto vero che negli ultimi mesi si è nuovamente posta la questione delle rispettive competenze. Questione che deve essere chiarita e risolta. Già al momento della nomina di Bagnasco, Bertone aveva scritto una lettera con la quale si manifestava l’intenzione di avocare alla Segreteria di Stato la gestione dei rapporti con la politica, dopo la fine dell’era Ruini. Oggi il Segretario di Stato di Papa Ratzinger ha completato lo spoil system ai vertici della «cabina di regia» della Curia romana e si appresta a cambiare anche, radicalmente, la gestione delle finanze vaticane con la successione anticipata e ormai annunciata dell’attuale presidente dello Ior, Angelo Caloia, che dovrebbe essere sostituito entro la fine del mese o al massimo ai primi di ottobre con Ettore Gotti Tedeschi, rappresentante in Italia del Banco Santander Central Hispano, collaboratore dell’Osservatore Romano, già chiamato a esaminare i conti del Governatorato vaticano dopo le consistenti perdite subite con la crisi finanziaria nei mercati americani nonché consultato per la recente enciclica Caritas in veritate.
Pur avendo delle preferenze (non è un mistero che lo stesso Gian Maria Vian, vicinissimo a Bertone, vedrebbe bene alla guida di Avvenire il responsabile delle pagine culturali, Roberto Righetto, oppure il direttore del Giornale di Brescia, Giacomo Scanzi, o ancora il vicedirettore del Sole-24 ore, Gianfranco Fabi, le cui quotazioni sono date in crescita), il Segretario di Stato non intende intervenire in alcun modo nella designazione del nuovo direttore del quotidiano cattolico. Bagnasco, da parte sua, ha i pieni poteri per nominare il successore di Boffo senza discutere preventivamente al Consiglio permanente, anche se un’incertezza normativa negli statuti delle fondazioni che gestiscono Sat 2000 ed Avvenire, potrebbe lasciare intendere che la designazione spetti non al presidente, ma «alla presidenza» e in tal caso dovrebbe essere sottoposta anche ai vicepresidenti della Conferenza episcopale. In ogni caso, l’ufficializzazione della nomina non arriverà dal Consiglio permanente, ma dal Cda di Avvenire, che si riunirà nei giorni successivi. Già lunedì, però, si potrebbe sapere su chi sia caduta la scelta. Sui rapporti con il governo, sulla linea che il quotidiano dovrà tenere, sulla gestione del caso Boffo e sulle smagliature emerse in quei giorni, discuteranno i vescovi del «parlamentino» tra due giorni.

Nessuno è in grado di prevedere che cosa accadrà.

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