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Bagni scolastici tutti sporchi: bimbi costretti a ripulirli

DURI Gli insegnanti: «Così imparano il rispetto delle cose». I genitori: «Choccante rappresaglia»

PadovaColpirne cento per educarne un paio. Gli insegnanti della scuola elementare «Ardigò» di Padova, esasperati dalla riprovevole propensione a imbrattare i bagni da parte di alcuni alunni più incivili che indisciplinati, hanno deciso di dare une lezione memorabile a tutti, indistintamente: «Cari bambini - è il senso del provvedimento - prendete bruschetto e strofinacci e fate in modo che il wc della scuola sia così pulito da poterci mangiare».
Beh, mangiare magari no. Però darci una ripulita sostanziale, oltre che ripristinare il senso della decenza a scuola, finirebbe con l’insegnare agli imbrattatori un senso civico che, evidentemente, non è ancora entrato a far parte del proprio dna. Dal punto di vista pratico, gli alunni di età compresa dai 6 agli 11 anni, impiegheranno l’intervallo a svolgere questa attività per loro inconsueta, ancorché educativa, secondo gli insegnanti che vigileranno, insieme ai bidelli, all’attività di disinfestazione.
Chissà cosa ne pensa la Gelmini. Per ora i genitori non paiono averla presa tanto bene. Certo, i docenti hanno provveduto a comunicare l’inusuale provvedimento alle famiglie, ma l’hanno fatto attraverso una letterina infilata nel libretto dei ragazzi. In più, come rivela il «Gazzettino», in calce alla comunicazione manca la firma della preside, Marisa De Danieli, e compare invece un generico «i docenti», quasi a voler sottolineare che l’iniziativa è stata approvata dall’intero corpo insegnante.
Per arrivare a questa plateale e collettiva punizione, questi docenti devono proprio averne avuto abbastanza dei discoli della «Ardigò». Nel messaggio che è stato recapitato ai genitori si spiega il motivo della decisione: «In modo che tutti gli alunni - scrivono i docenti - si rendano conto, facendone l’esperienza concreta, del significato dei comportamenti vergognosi di alcuni compagni e si possa porre fine a tali manifestazioni di evidente disprezzo per gli altri, ricordando che, continuamente, gli alunni vengono invitati a riflettere dai loro insegnanti sui quanto accade nella scuola e sul responsabile uso di tutte le strutture».
Di primo acchito, l’idea pare condivisibile. Sempre che, avvertono gli psicologi interpellati, non venga attuata in versione esclusivamente punitiva. Ma i genitori non sono mica tanto psicologi. Specie se notano conseguenze sul morale dei figli. È per questo che un papà ha preso carta e penna e ha scritto una missiva di fuoco al preside, al provveditorato e, già che c’era, pure al sindaco: «Non è possibile che decine di bambini incolpevoli si debbano umiliare per porre rimedio all'inciviltà di pochi - sostiene il genitore -.

Io ho proibito a mio figlio di pulire i gabinetti e sono pronto a ricorrere al tribunale se dovrà subire azioni lesive della sua dignità».

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