Unite come una falange macedone, le banche centrali di tutto il mondo hanno deciso di tagliare i tassi sugli scambi di valuta: uniniezione di liquidità nel sistema finanziario, che in pochi minuti ha trasformato una giornata di Borsa iniziata in modo tuttaltro che incoraggiante, dopo il taglio del rating di 37 big del credito da parte di Standard & Poors. Il blitz delle banche mondiali - Fed, Bce, Banca del Canada, Banca dInghilterra, Banca del Giappone e Banca Centrale Elvetica - è arrivato come un colpo di frusta, capace di far impennare i mercati fiacchi, tanto più che anche la Banca centrale cinese, a sorpresa, ha annunciato labbassamento di 50 punti base della quota di riserva obbligatoria per i grandi istituti.
Così, il settore del credito ha trainato i listini del Vecchio Continente: a Milano il Ftse Mib ha messo a segno un rialzo del 4,38% con lo spread tra Btp e Bund sceso fino a 474 punti, Parigi ha guadagnato il 4,22%, ancor meglio ha fatto Francoforte (+4,98%). A dare vigore ai listini anche il dato sulloccupazione Usa risultato migliore delle attese, con la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato che ha registrato a novembre il maggior aumento del 2011.
Ma il vero sprint lha dato il blitz delle banche: una manovra congiunta come quella di ieri non si vedeva dallautunno del 2008, quando le banche centrali risposero allondata di crolli innescata dal crack di Lehman Brothers. Obiettivo dichiarato è «attenuare le restrizioni sullaccesso al credito a imprese e famiglie» e così facendo sostenere lattività economica in una fase in cui si teme che stia pesantemente rallentando. La decisione unanime dei banchieri di tutto il mondo ha portato a un dimezzamento dei costi dei rifinanziamenti in dollari che, tramite accordi di scambi valutari, le banche commerciali possono ottenere direttamente dalle loro istituzioni centrali di riferimento. Dall1 per cento i tassi praticati sono scesi allo 0,5 per cento: questo significa che scenderà il costo di circolazione dei capitali tra le diverse banche centrali e da queste alle banche europee, a corto di liquidità.
Laccordo, in vigore dal 5 dicembre e fino al primo febbraio 2013, ha incassato il plauso del segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ma non convince completamente lEcofin, perchè «aiuta ma non basta» a risolvere la crisi sui debiti pubblici nellarea euro, come ha affermato Jan Vincent-Rostowski, ministro delle Finanze della Polonia, Paese che ha la presidenza di turno dellUe. E il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn ammonisce: «Stiamo entrando in un periodo critico di dieci giorni in cui dovremo completare e concludere la risposta europea alla crisi». Lalternativa è «accettare una disintegrazione progressiva di più di mezzo secolo di integrazione europea». Entro dieci giorni quindi deve essere pronto lintero dispositivo per bloccare la crisi del debito sovrano e stabilizzare aspettative e mercati, che poggia su diversi pilastri: il fondo salva-stati, la Bce e il Fondo monetario internazionale. E il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble, apre allaumento delle risorse del Fmi «attraverso prestiti bilaterali. Naturalmente i dettagli devono essere discussi».
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