Banche solide, ma il credito tira il freno

RomaIl mercato del credito in Italia sta mostrando un marcato rallentamento, sia per il calo della domanda di finanziamento per investimenti delle imprese, sia per un inasprimento delle condizioni di offerta. L’andamento del credito bancario è stato al centro della riunione, ieri al Tesoro, del «Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria», presieduto da Giulio Tremonti. E le evidenze mostrano che «il sistema finanziario nazionale è sostanzialmente solido», ma l’andamento dell’economia e del credito stanno peggiorando.
La Banca d’Italia, presente alla riunione con il governatore Mario Draghi, il direttore generale Fabrizio Saccomanni e il vicedirettore generale Anna Maria Tarantola, ha illustrato l’andamento del credito alle imprese «nel contesto di un quadro congiunturale in netto deterioramento, con effetti che iniziano a manifestarsi sulla qualità del credito. La crescita dei prestiti bancari - sottolinea un comunicato del ministero dell’Economia - continua a decelerare per la contrazione della domanda di finanziamenti per i programmi di investimento, con segnali di inasprimento delle condizioni di offerta». Le condizioni di erogazione del credito riflettono il costo del funding delle banche, mentre la situazione del mercato della liquidità si presenta «meno tesa rispetto allo scorso ottobre, in particolare sulle scadenze più brevi». Constatazioni, queste ultime, che erano emerse nel recente incontro fra Bankitalia e i vertici operativi delle sei principali banche nazionali.
Di fatto, il mercato del credito si trova in questo momento in una situazione di «crescita zero», un po’ per la restrizione nell’offerta dei mutui casa alle famiglie, ma soprattutto per il taglio drastico degli investimenti da parte delle imprese, sia grandi che medio-piccole. Dietro il calo del pil del 2% stimato dai previsori come Fmi e Bankitalia, ci sarebbe una discesa degli investimenti valutata far il 6 e il 7%.
Il Comitato per la stabilità, al quale hanno partecipato il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e i presidenti di Consob e Isvap, Lamberto Cardia e Giancarlo Giannini, ha convenuto «sull’opportunità di monitorare costantemente l’evoluzione del mercato del credito, valutando gli andamenti sia delle quantità erogate, sia delle condizioni economiche praticate». Non si è discusso invece dei cosiddetti «Tremonti bond», cioè delle obbligazioni per finanziare l’eventuale ricapitalizzazione delle banche. Il parere della Banca d’Italia sul regolamento attuativo è stato consegnato al Tesoro, e si aspetta il via libera definitivo da parte di via XX Settembre. E il decreto anticrisi, che contiene norme sui bond, è stato approvato definitivamente ieri sera al Senato con il voto di fiducia.
Le misure fiscali contenute nel provvedimento, osserva un rapporto della Goldman Sachs, potrebbero migliorare i coefficienti patrimoniali (tier 1) delle principali banche nazionali. Monte Paschi migliorerebbe il coefficiente di 34 punti base, al 5,9%; il Banco Popolare di 30 punti base al 6%; Intesa di 21 punti base al 6,7%, così come Unicredit e Ubi Banca. In più, ovviamente, c’è la possibilità di ricorrere ai «Tremonti bond». Si tratterà poi di vedere quali banche chiederanno di accedere al nuovo strumento.

Secondo Lorenzo Bini Smaghi, componente del board della Bce, le quotazioni dei titoli bancari stanno calando perché i mercato non ritengono sufficienti le attuali capitalizzazioni «per affrontare un’altra ondata di svalutazioni degli attivi. E più calano le Borse - conclude - più le ricapitalizzazioni si rendono necessarie».

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