Mediobanca, parte l'era Montepaschi

L'Opas raccoglie il 62,3%, il mercato sta con Lovaglio. Nagel ai suoi: "Mi dimetto"

Mediobanca, parte l'era Montepaschi
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La voce dell'addio imminente era già nell'aria da giorni, ma ieri sera l'ad di Mediobanca Alberto Nagel non ha potuto che tirare le logiche conclusioni e avrebbe annunciato di essere dimissionario ad alcuni dei collaboratori più vicini. Un passo più volte rinviato ma maturato dopo che nell'ultimo giorno in cui era possibile apportare le proprie azioni all'offerta di Mps su Piazzetta Cuccia, l'obiettivo del 50% del capitale messo nel mirino dall'istituto senese non solo è stato raggiunto, ma superato con slancio terminando al 62,3%. Un balzo del 16,5% nell'ultima seduta di Borsa utile, dove una grossa fetta di investitori istituzionali (compresa Unicredit, rivelatasi titolare di una quota quasi del 3%) ha consegnato il proprio pacchetto di azioni andando a sottolineare come, anche dal punto di vista del mercato, l'offerta ha ricevuto un'adesione convinta e inequivocabile. Ora l'offerta riaprirà dal 16 al 22 settembre, con l'obiettivo di raggiungere la soglia del 66,67% del capitale: le chance di successo appaiono ottime. L'istituto guidato da Luigi Lovaglio e presieduto da Nicola Maione già ora può dire di avere in suo possesso la larga maggioranza dell'assemblea dei soci, soglia più che sufficiente per sprigionare 700 milioni di sinergie e accelerare il godimento delle tasse differite, con un beneficio a salire a 500 milioni annui da circa 300. Il cda e l'ad di Nagel, alla luce del risultato dell'Offerta pubblica di acquisto e scambio dovrebbero formalizzare le proprie dimissioni nel board del 18 settembre chiamato ad approvare i conti del bilancio. Da lì inizierà un periodo ponte dove il cda dimissionario porterà la società all'assemblea dei soci del 28 ottobre, che tuttavia potrebbe slittare di una o due settimane per permettere alla nuova proprietà di comporre una lista di candidati per il nuovo consiglio di amministrazione.

Intanto, mentre l'offerta di Mps arrivava a compimento, relativamente alle Generali, partecipata da Mediobanca al 13,3%, ieri il gruppo De Agostini ha venduto sul mercato poco meno di 544mila azioni, lo 0,035% circa del gruppo triestino. Va segnalato che si tratta di una dismissione programmata dal 2021, quindi da non immediatamente collegabile al cambio di equilibri nella merchant bank milanese. Ma di là dei piccoli movimenti di quote, sarà interessante vedere quali saranno nel medio termine i cambiamenti di governance ai vertici della compagnia assicurativa, dove a questo punto a tirare le redini sarà Mps che eserciterà un certo peso anche sulle decisione strategiche. Per esempio, sembra ormai destinata su un binario morto la discussa operazione con i francesi di Natixis.

«Il mercato ha dato un chiaro sostegno al nostro progetto apprezzando la forte logica industriale e la creazione di valore per gli azionisti e tutti gli stakeholder, oltre che per il sistema Paese», ha dichiarato in serata Lovaglio. Si tratta di «un progetto di crescita che si fonda sull'unione di due eccellenze italiane e due brand straordinari, che condividono una profonda e diffusa cultura del cliente» e da cui nascerà «una nuova forza competitiva altamente diversificata e resiliente, tra i leader nel settore bancario».

Il banchiere ha inoltre definito i colleghi e i dipendenti delle due banche «il vero patrimonio» di Mps e Mediobanca. «La motivazione e il loro contributo saranno fattori di successo nello sviluppo strategico che affronteremo con grande energia e impegno».

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