Grandi professionisti, anzi super. Non è da tutti organizzare e portare a termine una rapina come quella alla Damiani domenica mattina. E questo potrebbe tradire i «Quattro uomini doro» di corso Magenta 82.
«Quanti sono in grado di fare un colpo del genere? Un centinaio o poco più. In tutta Italia» spiega Franco Messina, dirigente della mobile. Un centinaio, o poco più, in grado di forare il muro di un metro, farsi aprire dalle vittime usando le pettorine della Finanza per poi immobilizzarle dicendo solo «Siamo armati». E sempre senza violenza, farsi aprire il caveau. Che conteneva, secondo un primo inventario, dai 5 milioni in su. Nonostante i pezzi più pregiati, fa sapere Silvia Damiani, titolare della ditta, fossero a Los Angels, addosso a Tilda Swilton, vincitrice laltra sera di un Oscar.
Allora andiamo con ordine. Età? Sui 35/40 anni. Fisionomia? Incerta, perché i banditi hanno agito senza mefisto in faccia, poco credibile per dei finanzieri, ma con cappellini e occhiali da sole per rendere incerti i già incertissimi identikit. Se poi ci mettiamo anche eventuali parrucca e baffi finti, nessun testimone sarà più in grado di riconoscere i banditi. Provenienza? Forse meridionale: agli ostaggi sembra averli sentiti parlare in campano. «Ma anche alla Cartier gli impiegati erano certi che i rapinatori fossero napoletani e poi abbiamo arrestato una batteria di palermitani» puntualizza Messina. In ogni caso le migliori «scuole» per simili professionisti si trovano tra Roma, Napoli e Palermo. Tracce? Nessuna. Niente immagini dalle telecamere in strada, impronte, sigarette, fiammiferi. O meglio è rimasto il lenzuolo steso sul buco dai banditi per non sporcarsi ed essere quindi più credibili: mai visto dei Finanzieri coperti da calcinacci. Bisognerà vedere però cosa quel lenzuolo sarà in grado di raccontare. Anche a questo hanno pensato. E questo la dice lunga sulla loro preparazione. Dunque non dovrebbe essere difficile individuare una serie di soggetti, un centinaio secondo Messina, da cui togliere quanti non sono in carcere o non hanno solidi alibi. Arriviamo a qualche decina al massimo, da pedinare e intercettare in attesa di una mossa falsa.
Infine il basista. La gang aveva la planimetria dei due palazzi e sapeva che la gioielleria avrebbe ingaggiato una società di catering per offrire laperitivo ai clienti più importanti e unimpresa di pulizia per sistemare poi i locali. Era inoltre a conoscenza che Salvatore Taras, 61 anni, sarebbe stato via una ventina di giorni e che la sua cantina al civico 80 confinava con palazzo Damiani, quindi si poteva bucare senza rischi.
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