Bankitalia: Lombardia epicentro della crisi. Tengono solo le costruzioni

L'indagine sulle imprese industriali della regione svela: -20% di fatturato, ma crescono gli occupati stranieri. Situazione di «gravità inaudita» per il «blocco» dei Paesi esteri. Prospettive di ripresa in vista dell'Expo 2015

La crisi ha il suo epicentro in Lombardia, cuore produttivo del Nord e del Paese. Certifica Bankitalia: per l'80 per cento delle aziende lombarde la congiuntura economica del 2008 è di una «gravità inusitata, maggiore rispetto al passato». L'indagine della Banca d'Italia fa riferimento ad un campione di imprese industriali con più di 20 addetti, svolta tra febbraio e marzo del 2009, contenuta nel rapporto sull'economia della Lombardia presentato oggi a Milano nella sede di piazza Cordusio.
La crisi percepita? Invece è stata avvertita dal 68,8 per cento degli intervistati principalmente come contrazione della domanda dei propri prodotti, cui si sono accompagnate difficoltà di pagamento da parte di un cliente su due (52%). Dallo scorso autunno, il fatturato industriale si è contratto di quasi il 20%, sebbene il numero di occupati cresce leggermente (più 1,1%, incide la manodopera straniera).
Le aziende lombarde rispondono alla situazione - nel 72,4% dei casi - contenendo i costi di produzione, mentre il 45,3% sta sopportando la riduzione dei margini. Il 30%, inoltre, sta cercando di entrare in nuovi mercati o di migliorare la qualità dei prodotti, proseguendo sulla strada degli ultimi anni. Con il peggioramento della situazione, il 44,9% delle imprese ha percepito un inasprimento delle condizioni complessive di indebitamento; a fronte di una diminuzione dell'autofinanziamento, le aziende hanno risposto con uno sforzo di contenimento dei costi, soprattutto del personale (74,3%), con la riduzione degli investimenti programmati(43,9%) o modificando le politiche di credito commerciale (39%). Insomma, un'Italia che pur lotta per uscire dalle difficoltà, ma finisce per contribuire con certe decisioni al circolo vizioso della crisi.
Ma è proprio la vocazione industriale e l'apertura alle relazioni commerciali con l'estero della locomotiva d'Italia si sono rivelati il suo tallone d'Achille. Nel 2008 il Pil regionale sotto il peso della crisi è diminuito dello 0,9% contro una crescita dell`1,7 nel 2007. Le esportazioni, che nel 2008 sono cresciute in media dell'1,6% (a fronte del 9,5% nel 2007), nel solo quarto trimestre sono crollate del 3,9%. Questo con ovvie conseguenze sulle dinamiche occupazionali dove il numero di ore di cassa integrazione è quasi raddoppiato rispetto a un anno prima e il tasso di disoccupazione è salito al 3,7% interrompendo una lunga fase discendente. «La violenza dell'impatto della crisi - commenta Salvatore Messina, direttore della sede di Milano - è stata inusitata, per la gravità con cui i Paesi, quelli avanzati e quelli emergenti, hanno ridotto l'attività, e per l'eccezionale grado di sincronicità che ha manifestato ovunque. La Lombardia per la sua specializzazione manifatturiera, per la proiezione internazionale delle sue imprese, è risultata molto vulnerabile all'impatto del crollo della domanda estera degli ultimi mesi del 2008».


Tra i settori che hanno fatto eccezione, le costruzioni (+2% il valore aggiunto) grazie al buon andamento della produzione nelle opere pubbliche, per l'apertura di importanti cantieri anche in vista dell'Expo 2015. Una speranza in fondo dal tunnel.

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