La bara di Mike in mano ai Ris, ma i figli sono certi: è lui

La bara di Mike in mano ai Ris, ma i figli sono certi: è lui

MilanoCommossi ma anche felici, i figli di Mike Bongiorno, Nicolò e Michele sono usciti ieri mattina dall’Istituto di medicina legale di Milano con l’ultima e definitiva conferma. «Si è la bara di nostro padre». E a uno dei due è scappato anche un «allegria», da sempre la parola «magica» del popolare presentatore. Il resto è ormai solo questione di accertamenti per essere certi non sia mai stata aperta (anche su questo pochi dubbi) e indagini scientifiche per trovare tracce dei ricattatori. Poi la salma verrà riconsegnata alla famiglia, forse oggi, per tornare a riposare nel cimitero di Dagnente sul lago Maggiore.
Finisce così un dolore durato quasi un anno, il furto avvenne tra il 24 e il 25 gennaio, durante il quale i Bongiorno sono stati bersagliati da mitomani e sciacalli, ciascuno con qualcosa frammento di verità da vendere. Due vennero arrestati ai primi di marzo mentre tentavano una maldestra estorsione. Poi più nulla fino all’altro giorno, quando verso le 14 un passante ha notato la bara in un fossato di Vittuone, paese immerso nella campagna lombarda, trenta chilometri a ovest di Milano, e ha chiamato i carabinieri. C’era la targa di Mike sul feretro, ma poteva sempre trattarsi di uno scherzo di pessino gusto. Così sono arrivati da Novara gli investigatori con le immagini del vero feretro, facendo così cadere ogni sospetto.
Gli investigatori hanno battuto la zona nel raggio di 500 metri, a caccia del minimo indizio: una sigaretta, l’impronta lasciata da scarpe o pneumatici. Contemporaneamente è iniziato anche l’analisi dei residenti di Vittuone, per capire se qualcuno abbai avuto a che fare con il furto. Nel tardo pomeriggio la cassa è stata portata all’Istituto di medicina legale di Milano dove ieri è stata riconosciuta dai figli. Subito dopo sono iniziate le analisi del Ris di Parma. Il feretro è stato irrorato di gas cianoacrilatico per esaltare la presenza di impronte digitali. Quindi la superficie è stata analizzata per rilevare la presenza di residui organici ma anche di terriccio, sabbia, foglie O qualsiasi altro elemento possa indicare dove sia stata tenuto il feretro. Infine verificare se la cassa sia stata aperta e la salma manomessa. Un’ipotesi già parzialmente smentita dalla prima ricognizione esterna che non ha rilevato segni di forzatura. Nel caso servisse è già pronto il necroforo che ha chiuso la bara nel 2009, per verificare se le sue saldature siano ancora integre.

Nel malaugurato caso non fosse così verrà effettuato un foro attraverso cui effettuare un prelievo sulla salma e quindi eseguire la comparazione con il Dna dei famigliari. In ogni caso si tratta solo di sospetti che gli investigatori vogliono fugare prima di riconsegnare i resti, probabilmente oggi, ai famigliari per la nuova e definitiva tumulazione.

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