Prima di tutto voglio ringraziare il Sig. Vivaldo per la sua gentile lettera: francamente non mi reputavo degno di tanta attenzione, vorrei anche fargli i complimenti per lo stile e il garbo.
Replico ai commenti sottolineando il fatto che tutto quello che scrivo su questo Foglio che gentilmente mi ospita è solamente la narrazione di mie esperienze vissute secondo il mio modo di intendere il cibo, il vino e la vita in generale. Non mi sognerò mai di stilare una classifica che sia valida per tutti, in ogni luogo ed in ogni occasione, tantopiù che la» querelle «fra i sostenitori del Barbaresco e quelli del Barolo è vecchia quanto questi due vini.
Il primo di essi gioca le proprie carte che sono l'eleganza e la finezza mentre il Barolo risponde con la ricchezza e il corpo. Certamente il Sig. Vivaldo preferisce le prime, infatti si maraviglia che si possa bere, a tutto pasto, un vino di 14 gradi. La tendenza attuale, a livello mondiale, e non sto a spiegare il perché per non diventare noioso e prolisso, è proprio quella di fare dei vini graduati e molto concentrati, per cui è difficile trovare sugli scaffali di un'enoteca una bottiglia con un tenore alcolico inferiore ai 12,50/13 gradi.
Ne deriva che la differenza di alcool, a parità di vino consumato, sarà di circa il 10%. Vi dirò che, normalmente, quanto più un vino è alcolico e strutturato tanto maggiore sarà l'appagamento, concludendo se ne berrà di meno : magari tre bicchieri ( buoni, molto buoni, buonissimi ) invece che quattro ( più diluiti, magari me ne bevo un altro ché mi sento lo stomaco «slavato»).
Alla fine di queste mie personalissime conclusioni (considerateli dei pensieri ad alta voce) evidenzio il fatto che il Barbaresco è un grande, un ottimo vino, soprattutto è un vino nostro, tradizionale che non vuole affatto scimmiottare i (grandissimi) rossi francesi.
Consideriamoci fortunati quando possiamo scegliere, a seconda delloccasione, del piatto, dello stato d'animo e, perché no?, del portafoglio, il vino che più ci aggrada. E allora un giorno berremo un Barbaresco, l'altro un Barolo e poi un Dolcetto di Dogliani e poi ancora uno Chateau Figeac o un Corton Grand Cru o semplicemente un novello del 2006.