La baronessa della diplomazia fa litigare l’Europa

La baronessa Ashton di Upholland un miracolo lo ha già compiuto. Nessun politico dell’Unione europea ha mai ottenuto tanti titoli di giornale in così pochi mesi. L’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Ue è al centro delle critiche della stampa e dei politici europei dal giorno dopo la sua nomina, a novembre. In queste ore, sono il suo viaggio a Gaza e la sua richiesta di un aereo privato per coprire i 500mila chilometri all’anno previsti per i suoi tour a far parlare. Proprio mentre c’è chi denuncia la sua poca voglia di spostamenti.
La poco conosciuta signora inglese, laburista e amica di Tony Blair, funzionario della sanità in Gran Bretagna e poi commissario al Commercio dell’Ue, è accusata dai suoi detrattori di avere poca esperienza internazionale e scarsa preparazione politica. E come se non bastasse siede oggi su una poltrona, creata dal Trattato di Lisbona, difficile per qualsiasi navigato diplomatico. Deve fare quello che un tempo facevano tre persone: l’alto rappresentante per la Politica estera; il commissario per le Relazioni esterne; il ministro degli Esteri del Paese che deteneva la presidenza di turno. La carica, nei piani europei, ha come obiettivo quello di fornire una sola voce alla politica estera di Bruxelles, dando una risposta alla domanda dell’ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger: «A chi telefono se voglio parlare all’Europa?».
Grandi aspettative dunque per Catherine Ashton. Eppure, sono bastati pochi primi passi per attirare critiche. «È quanto meno singolare che per presentare le relazioni tra Nato e Ue stamattina ci fosse il segretario generale dell’Alleanza (Anders Fogh Rasmussen, ndr) e non l’Alto rappresentante», ha detto pungente il ministro della Difesa francese Hervé Morin il 25 febbraio, quando l’assenza di Ashton a un consiglio dei responsabili della Difesa europea in Spagna era stata notata da molti. La baronessa aveva preferito volare a Kiev, per l’inaugurazione della presidenza di Viktor Yanukovic. Perché non mandare in Ucraina altri funzionari, avevano detto i più critici? I sostenitori hanno invece sottolineato come la visita sia servita a segnare un punto: il pro russo Yanukovic ha visitato, pochi giorni dopo, Bruxelles prima di Mosca. Ma sono troppe le persone da accontentare e Lady Ashton fa sempre arrabbiare qualcuno. È stata ad Haiti soltanto settimane dopo il sisma e, scriveva la stampa francese, tra le più dure contro il super ministro, mentre Hillary Clinton atterrava a Port-au-Prince lei era a Londra per il week-end con marito e figli. «Spegne il telefono dopo le 8», accusa Libération. Mentre altri, sempre dalla Francia, sottolineano la sua poca dimestichezza con le lingue, francese per primo, caratteristica inaccettabile per un politico europeo, poliglotta per tradizione. Ha poi suscitato tensioni la nomina ad ambasciatore dell’Ue a Washingont di Joao Vale de Almeida, vicino a José Manuel Barroso. Per molti Paesi, Svezia in testa, la baronessa avrebbe dovuto consultare tutti gli Stati sulla scelta. Da qui la critica d’essere troppo legata alla Commissione che fa capo a Barroso. «Abbiamo bisogno di un servizio diplomatico indipendente», ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle.
Accusata di non viaggiare tanto quanto Javier Solana o accusata di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, Ashton è sempre sotto accusa. «Chiunque sarebbe stato criticato al suo posto - spiega al Giornale Jean Quatremer, giornalista di Libération e titolare del blog Coulisses de Bruxelles - è un lavoro troppo difficile, deve inventarsi un ruolo che prima non c’era, creare una diplomazia europea senza toccare le diplomazie nazionali». Per farlo, spiega il giornalista, ci vuole un impegno 24 ore su 24 e lei, che accusa velatamente i detrattori di maschilismo e dice all’Economist di voler dimostrare alle donne che si può essere ai vertici e avere anche una famiglia, «è troppo spesso a casa a Londra. C’è chi dice non durerà un anno. Non è abbastanza diplomatica». E se fallisce «rischia di metter in pericolo il nuovo posto di Alto rappresentante».


In questi giorni, però, la baronessa è passata al contrattacco: a un consiglio dei ministri degli Esteri in Spagna ha proposto il suo piano per la creazione dell’European External Action Service, un superservizio diplomatico europeo; ha conquistata le lodi di molti ministri, David Miliband e Westerwelle in primis; oggi parla al Parlamento europeo per proporre l’agenda di politica estera prima di partire per Israele, Cisgiordania, Gaza (il governo israeliano le permetterà d’entrare nella Striscia e non sono stati esclusi dai portavoce possibili contatti con Hamas), Siria, Egitto e Giordania: punterebbe a rafforzare la posizione europea in Medio oriente.

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