La baronessa «malata» di passione

Di nuovo Ferdinando. Di nuovo Roma. Di nuovo la speranza che siano soprattutto i giovani a gremire la platea. Isa Danieli - vista di recente sul piccolo schermo nei panni della materna Reginella del serial Capri - debutta stasera alla Sala Umberto nel capolavoro di Annibale Ruccello (già passato per la capitale l’anno scorso) e il suo primo pensiero va alle nuove generazioni. «Sono i ragazzi che hanno bisogno di testi come questo - dice - perché, più di chiunque altro, hanno bisogno di capire la Storia del nostro Paese e la società in cui viviamo». E non c’è dubbio che quest’opera (scritta proprio per lei dal geniale drammaturgo partenopeo prematuramente scomparso, debuttata oltre venti anni fa e ripresa in seguito già due volte) di spunti di riflessione sul nostro passato e sul nostro presente ne offra a iosa.
«Merito della sua forza, della sua attualità. Non è un caso che ogni volta che l’abbiamo riproposta, il successo sia stato straordinario. Solo nella stagione scorsa abbiamo fatto oltre 150 repliche. Mi sembra un segno importante. Tanto più che, l’anno scorso, proprio mentre recitavo Ferdinando al Quirino ho festeggiato i miei 69 anni». Gran parte dei quali spesi a dare corpo e voce a grandi personaggi e a grandi autori, quasi sempre di matrice napoletana: da Eduardo (nella cui compagnia l’attrice lavorò a lungo) a De Simone, da Santanelli a quel Ruccello giovanissimo «al quale diedi fiducia fin da subito e che mi ricambiò con profonda gratitudine. Ricordo che prima dell’esordio eravamo terrorizzati, anche perché recitavamo in una situazione davvero precaria».
Malgrado la tragica scomparsa del drammaturgo e amico («Annibale mi ha insegnato ad amare la vita; era solare»), il filo tra la Danieli e la sua Donna Clotilde Lucanigro non si è mai spezzato. «La vicenda di questa autoritaria e ipocondriaca contessa borbonica che, all’indomani della caduta del Regno delle Due Sicilie, si ritira lontano da Napoli in segno di rifiuto del nuovo che avanza e che proprio dal nuovo riceverà dolore e tradimento è, in fondo, una grande storia di solitudine e di passione».


Una storia che non disdegna note gialle (c’è anche spazio per un omicidio) e che intreccia il destino di altri tre ambigui personaggi - la cugina Gesualda (Luisa Amatucci), il laido Don Cattellino (Lello Serao) e il presunto giovane nipote Ferdinando (Adriano Mottola) -, tutti legati alla vecchia. Ma Clotilde, vent’anni dopo, com’è? «Anche se seguo alla lettera le indicazioni registiche di Ruccello, la sento diversa, più matura, e sono convinta che questa nuova Clotilde ad Annibale sarebbe piaciuta».

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