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Noah Lyles contro l'Nba: "Non sono loro i campioni del mondo"

Le parole sferzanti ai mondiali di atletica di Budapest del tre volte medaglia d'oro della velocità nei confronti della lega professionistica del basket hanno scatenato una mini-tempesta sui social media da parte delle stelle della Nba

Noah Lyles contro l'Nba: "Non sono loro i campioni del mondo"
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Pochi dei giornalisti presenti ai mondiali di atletica di Budapest si aspettavano che il dominatore dell’evento, il velocista statunitense Noah Lyles, sparasse ad alzo zero contro le stelle della Nba. Domenica, dopo aver portato a casa la terza medaglia d’oro, stracciando la competizione nei 200 metri dopo aver dominato nei 100 e nella 4x100 davanti al quartetto azzurro, il 26enne velocista americano si è lasciato andare a qualche dichiarazione sopra le righe.

Approfittando delle luci del palcoscenico che l’hanno reso, forse, l’atleta più conosciuto al mondo, Lyles ha parlato un po’ di tutto, senza freni inibitori, scagliandosi contro la gestione dell’atletica ed i problemi dello sport. Le frasi che, però, sono state riportate da tutti sono quelle rivolte alle stelle della Nba e al vezzo tutto americano di definire i vincitori della lega professionistica “campioni del mondo”. La reazione delle stelle del basket è arrivata a stretto giro di posta, scatenando una vera e propria tempesta mediatica.

L’accusa: “Campioni solo degli Usa”

La conferenza stampa a fine mondiali, di solito, è l’occasione giusta per qualche dichiarazione banale, di quelle fatte apposta per non offendere nessuno, per promuovere magari il prossimo meeting o un evento di un qualche sponsor. Lyles non ha peli sulla lingua e, dall’alto delle sue tre medaglie, non si è trattenuto. Ne aveva davvero per tutti, a partire dai dirigenti dell’atletica e dal futuro dello sport. “Le medaglie sono il primo passo, perché se non vinci nessuno si interessa a quello che fai. Quando hai le medaglie, poi fai i record e sempre più persone sono interessate, il che ti permette di fare altre cose. Puoi occuparti di moda, di musica, collaborare con altre persone, atleti famosi, artisti in tutto il mondo. Al momento siamo poco ambiziosi nell’atletica. Mi guardo in giro e non vedo Usain Bolt, non vedo Asafa Powell, non vedo nemmeno Yohann Blake e sta ancora correndo. Dove sono questi grandi campioni, perché non sono qui? Perché non invitiamo atleti top a vedere i campionati del mondo?”.

In un non sequitur niente male, Lyles si è poi scagliato contro la Nba: “sapete la cosa che mi fa più male? Devo guardare le finals della Nba che si mettono la scritta ‘campione del mondo’ sui cappellini. Campioni del mondo? Al massimo campioni degli Stati Uniti. Non fraintendetemi, alle volte amo gli Usa ma non sono il mondo. Il mondo non è nella Nba, qui abbiamo quasi ogni paese al mondo a combattere, migliorare, mostrare con orgoglio la loro bandiera. Non ci sono bandiere nella Nba. Dobbiamo fare di più, presentare l’atletica al mondo”.

La reazione della stampa specializzata? Un applauso scrosciante. In un’intervista rilasciata al Guardian, Lyles parla di come promuovere meglio l’atletica: “abbiamo un grande sport ma sono convintissimo che l’atletica non sia proposta nella maniera giusta. Dobbiamo fare molto meglio nel venderci e nel promuovere le nostre storie. Ci vuole più professionalità, non c’è più tempo per questa roba da dilettanti. Dobbiamo comportarci come un’azienda, come una non-profit. Se ci muoviamo bene i soldi potrebbero arrivare ma se siamo noi i primi a non comportarci da professionisti, facciamo solo ridere”. Frasi pesanti, non casuali, che sicuramente faranno rumore nel mondo dell’atletica ma che, inevitabilmente, saranno sommerse dalla mini-faida con le stelle della Nba.

La risposta stizzita delle star Nba

Visto l’alto profilo della stella della velocità, le sue parole sono state riportate ampiamente dai media statunitensi, il che ha scatenato le reazioni inconsulte di una serie di stelle della Nba. Se l’associazione, ovviamente, ha preferito ignorare le bordate di Lyles, parecchi campioni del basket sono andati sui loro profili Instagram per dirne quattro al velocista. Non si tratta nemmeno di seconde linee, a rispondere è stato il duo dei Phoenix Suns Kevin Durant e Devin Booker, la stella in partenza dai Blazers Damian Lillard e anche Aaron Gordon dei Denver Nuggets, reduci dal trionfo nelle Finals. Visto che sono in vacanza, hanno preferito ignorare i consigli dei rispettivi esperti media e si sono lanciati a prendere per i fondelli il velocista statunitense.

Se Booker ha messo un emoji con la mano sulla faccia, Kevin Durant invita qualcuno a “dare una mano a questo fratello”, mentre la risposta della star di Denver è decisamente sopra le righe: “fai come ti pare, mentre correvi i 200 metri io ero qui a fumarmi una canna”. Insomma, una tempesta in un bicchier d’acqua, dovuta al fatto che, almeno negli Stati Uniti, i media sono a caccia di notizie, almeno fino all’apertura della stagione del football il prossimo 7 settembre. La risposta più sensata è quella dell’ex guardia di Lakers, Jazz e Warriors Juan Toscano-Anderson, quando ha ricordato a Lyles che, sebbene si tenga solo nel Nord America, “l’ultima volta che ho controllato, la Nba era il miglior campionato al mondo”. La speranza, ovviamente, è che la battuta infelice di Lyles sia dimenticata e che si inizi a parlare delle sue interessanti considerazioni sul futuro dell’atletica.

Fossi in voi, però, non ci scommetterei un centesimo.

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