Basso appiedato dalla squadra Addio al Giro e alla stagione

Solo, con la sua unica vera squadra: la famiglia. Micaela, i piccoli Domitilla e Santiago. Da oggi Ivan Basso sveste la maglia della Discovery Channel e indossa la casacca priva di sponsor di chi deve dare prove provate della propria estraneità all’«affaire Puerto».
Domani lo attende il capo della Procura del Coni Ettore Torri, ieri ha tagliato il cordone ombelicale che lo legava al team che fu di Lance Armstrong. Per adesso niente ciclismo, niente squadra, che vuol dire in pratica niente Giro e niente Tour: niente di niente.
«La mia posizione era ingombrante per un team come quello di Bruyneel, alla ricerca di un nuovo sponsor. Non potevo avere anche il peso di questa responsabilità, adesso la mia prossima sfida è solo quella di uscire nel miglior modo possibile da tutta questa terribile vicenda», ci dice.
Il comunicato del team a stelle strisce non dà adito a dubbi. «Domenica 29 aprile il membro della Squadra Discovery Channel Pro Cycling Ivan Basso ha chiesto un incontro con il direttore generale Bill Stapleton e il direttore sportivo Johan Bruyneel. All'incontro Basso ha chiesto di essere svincolato dal suo contratto, con effetto immediato, adducendo ragioni personali legate alla recente investigazione aperta dal Comitato olimpico italiano. Alla fine dell'incontro Bruyneel e Stapleton hanno esaudito la richiesta ed hanno compiuto i passi necessari per svincolarlo formalmente dalla squadra».
«La richiesta di Ivan era inaspettata e lui era molto commosso ma fermo sulla sua decisione di essere svincolato – dice nella nota il team manager Johan Bruyneel -. Gli abbiamo parlato a lungo prima di esaudire questa richiesta. Sebbene sia stato con la nostra squadra per poco tempo, è stato molto rispettato ed è stato un grande compagno di squadra. Io, con tutta la squadra, gli auguro ogni bene».
Il mondo del ciclismo non ha fatto in tempo a gustarsi a pieni polmoni la vittoria alla Liegi di Danilo Di Luca che deve tornare nuovamente a pensare alle inchieste in corso. L’«Operacion Puerto» con l’archiviazione del 12 marzo, era forse chiusa solo in parte. Fino a sabato scorso si pensava che ci fosse un unico dossier di circa 500 pagine, adesso si dice che ce ne sarebbe uno ben più ampio e pingue di oltre 6.000 pagine, nel quale sarebbero nascosti almeno un’altra cinquantina di nomi di ciclisti, che fino ad oggi sono rimasti impuniti e che si aggiungerebbero ai 58 già decrittati. L’informazione giudiziaria di 39 pagine del 27 giugno 2006 è di fatto un riassunto, una sorta di bigino. Va anche chiarito con quale spirito è stato fatto questo sunto e da chi. Con quale criterio – se un criterio è stato adottato – sono stati esclusi questi nomi, che senza la pressione degli ultimi mesi e delle ultime settimane, probabilmente non sarebbero mai venuti fuori e ora molte delle 223 sacche di sangue sequestrate dalla Guardia Civil aspettano una paternità.
Gli inquirenti di Madrid avevano associato il numero 1 a Ullrich, il 2 a Basso, il 4 a Botero, il 5 a Sevilla, il 7 a Unai Osa, l’8 ad Aitor Osa, l’11 ad Hamilton, il 12 a Gutierrez Cataluña, il 14 a Heras, il 19 a Zaballa, il 20 a Jaksche.

Ma i numeri e i nomi da decrittare non sono solo questi, ce ne sono altri: 9-Urko; 10-Rosa; 15-Cesar; 17-Goku; 24-Clasicomano (Luigi); 25-amigo de Birillo; 26-Huerta; 33-Clasicomano. Poi altri soprannomi finora senza identità: Guri, Azul Huri, Milan, Valv-Piti. Tanti, troppi dubbi. Molte illazioni e troppi si dice. Domani, si spera, ne sapremo qualcosa di più.

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