Dice che non è mai stato sfruttato, che gli uomini arrestati sono amici, buoni e poveri come lui: «Voglio che tornino in libertà». Neppure ora che è stato sottratto al racket che sfrutta i disabili, ora che i suoi aguzzini sono in carcere e non possono più costringerlo a chiedere lelemosina per strada, riesce a togliersi di dosso la paura. E ribadisce al sindaco Gianni Alemanno che lo è andato a trovare nel Centro Madre Teresa di Calcutta, dove è ospitato da quando i suoi sfruttatori sono finiti in manette, che lui «non ha capi». «Quegli uomini - spiega il giovane disabile romeno - li ho conosciuti a Roma, nella baraccopoli di piazzale Clodio dove dormivo. Spero che vengano scarcerati e che non gli venga fatto del male perché loro non hanno mai trattenuto i soldi che raccoglievo chiedendo lelemosina, quel denaro lo mandavo alla mia famiglia in Romania per dare una mano a mia madre e alle mie sei sorelle».
Parole che non convincono affatto Alemanno: «Sono dettate dalla paura, io non gli credo. È ovvio che chi viene sfruttato non dica la verità per paura di ritorsioni». Del resto gli inquirenti sono certi che i due sfruttatori arrestati con laccusa di aver ridotto in schiavitù quattro disabili costringendoli a vivere come bestie siano soltanto i basisti romani di unorganizzazione più vasta che gestisce questo tipo di racket dalla Romania. Gente senza scrupoli, capace anche di rendere storpi giovani altrimenti normali attraverso fasciature strettissime imposte fin da bambini, perché un accattone con evidenti difetti fisici rende molto di più. «Le quattro persone rimpatriate - sottolinea il sindaco - avevano menomazioni indotte, cioè sono state rese disabili e costrette a chiedere lelemosina in strada». In Romania per il momento sono tornati solo coloro che avevano una famiglia ad attenderli. I due giovani che Alemanno ha incontrato ieri, invece, torneranno a casa soltanto quando verrà trovata una sistemazione adeguata per loro.
Un problema, quello del rimpatrio dei mendicanti sottratti al racket, per il quale Alemanno sta studiando una soluzione: «Ho contattato unorganizzazione non governativa - spiega - al fine di creare in futuro un centro di accoglienza in Romania per far sì che i soggetti disabili rimpatriati non siano abbandonati a se stessi, sia perché tenderebbero a rientrare e sia per un fatto umanitario». Per Alemanno non si può più tollerare questo tipo di mendicità che sfrutta i disabili: «Questo racket è talmente orribile che dobbiamo renderlo impossibile: non è solo un problema di decoro, ma di sfruttamento umano. Dobbiamo creare un meccanismo di cooperazione con i paesi dorigine con i quali, mi dicono gli operatori, non cè molta collaborazione». La questione dei rimpatri, secondo il sindaco, va gestita su due fronti: «Dai due governi nazionali e dalle organizzazioni non governative, piuttosto che dai sindaci».
A monte di queste organizzazioni senza scrupoli, che sfruttano le persone con problemi fisici, secondo il portavoce romano della Destra, Fabio Sabbatani Schiuma, ci sono gli «orrori del comunimo»: «La causa è da ricercare nei tempi di Ceausescu, quando soprattutto i rom fasciavano gli arti dei figli fin dalla nascita, impedendone la crescita per trasformarli in mendicanti da rivendere in Occidente».
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