«Basta critiche». La Festa ha i nervi tesi

E soprattutto, niente zelo!, diceva Tayllerand, che in tema di potere la sapeva lunga. Sicché stupiva, ieri, la risentita e zelantissima protesta della Direzione Artistica della Festa del Cinema, per i (presunti) «attacchi della stampa». E «per partito preso», poi, signora maestra! «È sorprendente che, nel giorno in cui la Festa vede sul proprio red carpet Robert Redford e Tom Cruise, la stampa attacchi la nostra manifestazione», recitava il comunicato pomeridiano, neanche il Ministero della Propaganda inviasse la velina della sera. Per «mancanza di star», poi. E giù nomi di celebrità, snocciolati con il tono querulo delle mogli offese, quando il marito non mangia i manicaretti preparati con amore. «È difficile non cedere alla tentazione di ravvisare partito preso, non positivo», questa la conclusione del Direttorio: toh, toh e toh.

Il fatto è che Robert Redford, un vero democratico, capace d’inventarsi, dal nulla, il Sundance Film Festival, trasformandolo in appuntamento prestigioso per il mercato indipendente mondiale, ha mandato a dire che i veri festival, quelli creati per scovare nuovi talenti e far discutere il pubblico, magari senza il capoclac (come avviene alla Festa, dov’è un membro del Direttorio a pilotare, sul palco, le conferenze stampa con i divi), «fanno a meno delle star». Non si sputa nel piatto in cui si mangia, sacrosanto. Certi comunicati, però, fanno pensare a piccoli, suscettibili Goebbels all’amatriciana. Ma: le critiche non erano costruttive? \

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