Cronache

«Basta polemiche, via libera alla destra unita»

Maria Vittoria Cascino

da La Spezia

«Vogliamo l'unificazione di tutti i partiti della destra. Siamo figli della stessa madre e non possiamo farci la guerra in famiglia». Qualche mese fa lo gridava ai quattro venti Antonio Maccarone, segretario nazionale del neonato Movimento Nazional Sociale. E quando ha letto sul Giornale di ieri che Gianfranco Fini sta con Silvio Berlusconi, che si offre come ponte per ricucire con l'Udc, che dice «si può vincere solo restando uniti», che dà via libera ai colloqui del premier con Alessandra Mussolini, tira mezzo sospiro di sollievo. Solo mezzo, perché di strada da fare ce n'è tanta. Detto da quelli del Movimento, che appena le cose si mettono per il verso giusto sono pronti a rientrare nei ranghi. E una possibilità l'intravede Maccarone, 74 anni di passione, tesserato Msi dal 1951.
Lui che provoca, inventandosi quel Movimento che dalla Spezia si allunga in Toscana, Marche, Emilia, Umbria, Abruzzo e Molise. «Siamo felici quando leggiamo di intese e chiarimenti politici tra il Presidente del Consiglio e la Mussolini - ribadisce con una punta d'orgoglio -. Lo avevamo previsto da tempo. Del resto il traguardo da raggiungere lo conosciamo tutti». Ti aspetti che chiocci nella solita retorica. Macché. Corregge il tiro perché «qualcosa viene trascurato, e noi del movimento vogliamo dire la nostra. Sono proprio convinti nella CdL che basti una stretta di mano e una cena per ottenere quanto tutti auspichiamo? Lo sanno bene il danno che il Movimento ha creato non andando a votare alle ultime regionali. Senza contare l'assenteismo, salito al 30%». Maccarone insiste su un aspetto che reputa sintomatico: «La stragrande maggioranza dei vecchi missini si sta confederando, creando un terzo polo che raccoglie il malcontento venuto fuori da più parti. E non è certo permettendo tutto ciò che si combatte il comunismo. Qualcuno continua a non fare bene i conti. Ripeto: non siamo quattro gatti, abbiamo i numeri». Una minaccia? «No, solo una provocazione. Ci siamo anche noi e chiediamo d'essere interpellati. E non per la solita storia di poteri e poltrone.

Ma per il bene di una destra che vogliamo conservi la sua vera identità».

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