RomaSotto lalbero di Natale lonorevole Guido Crosetto troverà un regalo in più. È stato lui stesso a gratificarsi con un dono quanto meno originale: lastensione dal voto di fiducia alla manovra del governo Monti. Limprenditore cuneese, prestato da tempo alla politica, è infatti uno dei pochi parlamentari del Pdl a non aver votato come richiesto dal partito. «Lo ammetto; è stato doloroso. Ma sapevo che la maggioranza era larga e quindi ho voluto farmi un regalo. Anzi ho voluto farlo alla mia coscienza».
A proposito di coscienza: e la responsabilità politica nei confronti del suo partito?
«Lho già detto. Mi pesa nascondermi dietro la tranquillità di una larga maggioranza. Però non avrei mai fatto del male a Berlusconi e Alfano. Prima di uscire dallaula per non votare avevo comunque avvisato i miei colleghi di partito».
Posso chiederle cosa le hanno detto?
«No».
Allora passiamo oltre. Perché non ha dato la fiducia a questa manovra?
«Troppe tasse. Troppo il peso finanziario sulla gente. E nessun ridimensionamento della macchina statale».
Lacrime e sangue. Era stato già annunciato.
«Guardi che mi sarebbe bastato poco. So bene che la crisi è grave e che tutti dobbiamo fare sacrifici. Ma bastava mettere in cantiere qualche norma per snellire il moloch della burocrazia. Sarebbe bastato anche qualche provvedimento concreto per dismettere i beni dello Stato e ridurre il debito pubblico».
Sicuro che i sacrifici riguardino tutti? È opinione diffusa che la casta resti intoccabile e intoccata.
«Si fa presto a dire casta. Non mi piace fare di ogni erba un fascio e preferisco distinguere. Non sono contrario per principio ai grandi stipendi per i super manager. Sicuramente per principio sono contrario ai doppi salari. Sarebbe poi importante legare le rendite ai risultati».
Quindi il nostro grafico nella prima pagina di ieri lo giudica fuorviante?
«Niente affatto. È stato giusto farlo. Parla di persone che in buona parte hanno contribuito alla situazione attuale. Grazie alla legge Bassanini, il politico ha ridotto di fatto il suo compito proprio a vantaggio dei vertici della macchina pubblica. Ai politici resta lattività di indirizzo. Ma il lavoro concreto sono altri a farlo. I tecnici».
Quindi ora che al governo ci sono i tecnici...
«Ora che al governo ci sono gli stessi che facevano da braccio operativo dei politici di prima mi viene molto da sorridere».
Fuori i nomi.
«Sono sotto gli occhi di tutti. Vittorio Grilli, ad esempio (viceministro allEconomia, ndr), che non ha dovuto nemmeno lasciare ledificio dove prima era direttore generale».
Sembra quasi che la spaventi il peso della burocrazia.
«Le faccio un paio di casi. Pensi alla sorte del capo di gabinetto del ministro dellEconomia. Oggi è lo stesso che ha lavorato per tutti questi anni con Tremonti e Siniscalco. Mentre durante il governo Prodi era capo di gabinetto di Di Pietro».
Singolare.
«Possibile che questi tecnici non riescano a trovare il modo per snellire la burocrazia? Possibile che non si possano dismettere i beni dello Stato per abbattere il debito e questo per il semplice fatto che con le attuali norme urbanistiche non sono appetibili? Nessuno comprerà mai una caserma dismessa se non può utilizzarla in qualche modo. Bisognerebbe che le variazioni urbanistiche si realizzino in settimane o mesi, non in anni».
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