«Bastava consultarci per evitare questi errori»

Dobbiamo con rammarico constatare che nella fase di start-up del Nuovo Mercato Generale, malgrado le nostre richieste, nessuna tra Società di gestione del marcato, Comune, Fedagro e Camera di Commercio, abbia avuto la sensibilità, e nemmeno l'accortezza, di voler almeno ascoltare il parere, le esigenze, i problemi e, perché no, i consigli, di una delle categorie importanti del commercio ortofrutticolo, la nostra, quella dei dettaglianti. Non si è voluto darci la possibilità di essere direttamente rappresentati nel Consiglio di Amministrazione della Società di gestione del mercato: «ha diritto di rappresentanza solo chi ha messo i soldi» è stata la risposta, molto prosaica, alle nostre insistenze. Ma non è che i soldi del Comune e della Camera di Commercio sono un po’ anche nostri?
Ed ecco nascere il contrasto che con un minimo più di concertazione e un po’ meno supponenza poteva forse essere evitato. Il cda della Sgm, in cui non siamo e non ci sentiamo rappresentati, ribadiamo, senza nemmeno consultarci, ha deciso il costo e le modalità di rilascio delle nostre tessere d'accesso, le tariffe di parcheggio dei nostri mezzi, gli orari delle contrattazioni, le modalità i tempi e luoghi di carico dei nostri mezzi passi. Ma ha anche deciso le modalità e gli orari per vendere ai nostri clienti, i privati consumatori. Di fatto ha trasformato, per due mattinate settimanali su cinque di funzionamento, il «Nuovo Mercato Generale Ortofrutticolo» con ambizioni interregionali, in un mercato rionale, anzi, in un ipermercato che ha sfruttato il lancio mediatico e il fascino del nuovo per avere un indiscutibile successo commerciale nella vendita al dettaglio. Questo no, questo è il contrasto, che auspichiamo non divenga conflitto.
Nel 1959 il legislatore con l'emanazione della Legge n. 125 ammetteva agli acquisti nei mercati generali, nelle ore fissate dai regolamenti, i consumatori, forse allora, è passato mezzo secolo, la cosa aveva un senso, oggi, siamo certi, presso il nuovo mercato di Bolzaneto dove i «consumatori», prima di raggiungere l'outlet di Serravalle per un giretto negli store delle migliori griffe, caricano clementine e banane, ne ha certamente un altro. Sono tempi duri per tutti, ma l'occasione di un evento che tutti gli operatori del settore e i cittadini attendevano da almeno trent'anni non doveva diventare motivo di contrasto tra categorie di imprese per avidità o populismo. Grave è anche la turbativa di mercato che il consenso e l'agevolazione alla vendita al dettaglio ingenera nelle giornate di martedì e venerdì. Infatti l'aspettativa del «secondo» mercato quello che parte alle ore 9 di quei giorni, altera la formazione del prezzo negli orari di normale contrattazione con gli acquirenti professionali. In sostanza il privilegio di chi, che per mezzi e opportunità, può recarsi a Bolzaneto e acquistare - forse - a prezzi più convenienti, è pagato dai più che acquistano presso la normale rete di vendita al dettaglio dei mercati rionali, dei negozi di ortofrutta e della grande distribuzione.

Non ci ha pensato nessuno?
Se avessimo potuto esprimere le nostre opinioni nei tempi e nei modi opportuni avremmo ragionato, ad esempio, se non fosse stato opportuno non aprire la vendita ai consumatori per il primo semestre di attività della nuova struttura o di limitarla ad una sola giornata e magari al pomeriggio, se il principio è quello di favorire i consumatori più svantaggiati, o non è così?
*presidente Iscot, istituto di ricerca

e consulenza sui problemi del commercio

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