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Milano, camion travolge e uccide mamma, autista scappa
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Una bastonata per l’economia

Domani tutti a piedi. E poi via libera alla lotteria dei motori, euro 4 euro 2 diesel, benzina, con o senza fap. Se «esce» il numero e la sigla giusta si circola, altrimenti niente o solo nelle fasce orarie più strampalate. Dato che il meteo non prevede nulla di nuovo aspettiamoci un percorso ad ostacoli memorabile per le nostre vetture e più ancora per i furgoni e i camioncini che hanno l’ingrato compito di rifornire i negozi in cui facciamo (a piedi) la spesa ogni giorno e che periodicamente vengono bloccati dalla direttiva di turno. Forse infatti ci dimentichiamo che il nostro macellaio non ha le mucche nel retrobottega e ogni giorno deve essere servito da un qualche mezzo (notoriamente «inquinante») che ci consenta di avere la nostra fettina di carne. Spesso le ragioni dell’ecologia si scontrano con la vita pratica e prima di prendere una decisione bisogna avere il coraggio di fare un bilanciamento dei vantaggi e degli svantaggi che comporta, senza necessariamente inseguire i Verdi più intransigenti sul loro terreno. Cominciamo con il dire che è ormai dimostrato da una casistica sufficientemente ampia che i benefici dei blocchi estemporanei del traffico sull’inquinamento sono molto vicini all’area di indimostrabilità. Qualsiasi esperto del settore può confermare che la responsabilità maggiore delle situazioni limite di smog è dovuta semplicemente alla meteorologia: quando si creano determinate condizioni atmosferiche di ristagno dell’aria le polveri sottili non si disperdono e i valori di inquinamento sforano i limiti. A meno di spostare Milano al mare o in collina c’è poco da fare, le cause sono queste e le dobbiamo subire: altre città del mondo sono esposte a cicloni, uragani e tempeste, da noi invece le Alpi provvedono ad un utilissimo scudo per questi eventi estremi ma in cambio ogni tanto ci lasciano a tossire in un catino di fumo. Basta saperlo. Le polveri sottili non «compaiono» alla mattina, ristagnano perché già ci sono e la quantità aggiuntiva immessa nell’aria soprattutto dagli impianti di riscaldamento garantisce che la «scodella» rimanga in ogni caso sufficientemente piena. Allora bisogna rassegnarsi a non far niente? Certo che no, infatti le politiche antismog «vere» quali la modernizzazione degli impianti e una maggior attenzione alle emissioni sta continuamente ma sensibilmente facendo ridurre i valori medi di inquinamento: secondo i dati di Legambiente (fonte quindi non sospettabile di condiscendenza verso lo smog) i valori medi delle temute polveri PM10 di Milano sono calate dal 2002 al 2009 del 21% passando da un valore medio di 58 a 46 e la tendenza al miglioramento sembra accelerare. Purtroppo però il «privilegio» di vivere in una delle zone meno ventose del mondo ogni tanto porta i valori delle polveri oltre la soglia e il fenomeno è ineliminabile. Qual è quindi l’utilità di questi blocchi? Probabilmente si tratta di un beneficio analogo a quello di impedire alla gente di aprire i rubinetti durante le piogge torrenziali per impedire esondazioni: nessuno. In compenso si mette un’altra pastoia nel fragile equilibrio dell’economia cittadina con disagi per il commercio, soprattutto legati agli approvvigionamenti, che non sono stati né quantificati né valutati con attenzione.

Bisognerebbe ogni tanto avere il coraggio di non imporre provvedimenti di facciata, utili forse per accontentare qualche ecologista illuso e per far vedere «che si fa qualcosa» ma dannosi per le attività produttive, per continuare con le politiche di lungo periodo, che abbiamo visto, quelle sì, essere efficaci.
posta@claudioborghi.com

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