Nella vita c'è sempre un momento in cui si fugge dal proprio copione, un attimo che durerà per sempre, e si è costretti a interpretare una parte che qualcun altro misteriosamente ha scritto per noi. Per Flavio quel momento arriva alla fine del primo tempo di una domenica qualsiasi di gennaio di tredici anni fa. Sviene sul campo durante Riccione-Monturanese, ma sono tre anni che non sta bene e nessuno riesce a capire il perchè. Ancora non sa che il suo avversario, la bestia come la chiama lui, gioca dentro e contro di lui: è un linfoma al quarto stato osseo-epatico. Lo stesso tumore che aveva ucciso suo padre quando aveva 33 anni. Lui ne ha 26. E, gli dicono, non si sa se arriverai all’età di papà. Ogni ammalato, quando incontra la bestia, affronta grandi cambiamenti, vive emozioni arcaiche. La guarigione è una montagna da scalare, un mare da attraversare, accende dentro battaglie furibonde. E dopo non puoi più essere la persona che eri prima. Ma Flavio Falzetti è un mediano, come quelli che canta Ligabue, e la sua vita e «lavorare sui polmoni, è giocare generosi, sempre lì, lì nel mezzo finchè ce n'hai».
Tredici anni, quarantacinque cicli di chemioterapia e sette interventi dopo Flavio è ancora lì a recuperare palloni. «Questo è un male democratico, che non chiede in quale squadra giochi e quanti soldi hai. La bestia non è ancora sconfitta: a volte vince lei, a volte io. Ci convivo sapendo che, prima o poi, la spunterò: perché sarò io a decidere quando smettere di giocare, non la malattia». Cade mille volte e mille volte si rialza più forte e cattivo di prima. Disciplina il fisico, cura la volontà, non si fa vincere dalla paura. Durante l’autotrapianto è un batterio nel sangue, impermeabile ad ogni cura, a sfiancare le sue resistenze: è lì, tra febbri violentissime, che i medici dicono alla famiglia di prepararsi al peggio. Invece recupera, ai supplementari. Devono asportargli la milza che le cure hanno deformato. Ma durante l’operazione scoprono che la bestia ha aggredito anche l’intestino. Gliene tolgono una parte, cinque ore di operazione, cinquanta punti di sutura. Palloni recuperati su palloni. E tra una chemio e l’altra si allena per tornare sui campi di calcio: «In ospedale ho chiesto una cyclette: guardavo fuori dalla finestra e inseguivo l’orizzonte, il segreto è guardare sempre avanti». Ha un suo schema: «Allenare prima la testa e poi il fisico: con la chemio muscoli e tendini si indeboliscono, devi imparare ogni giorno a costruire e ricostruire cento volte la tua casa. Fai un farmaco poi ricadi ne fai un altro, poi ricadi ne fai un altro ancora e poi cadi ancora. Due anni e mezzo fa non camminavo più: bruciati i tendini. Ma avevo la testa. E con la testa sono uscito anche da lì». A 39 anni è tornato a giocare a pallone nell’Urbino, è diventato direttore sportivo in Eccellenza, ha scritto un libro «Oltre il 90°», ha aperto un sito www.flaviofalzetti.net. Anche se il calcio a volte è crudele: «Quando non avevo i capelli e giocavo con l’Ancona c’erano dei tifosi che mi prendevano in giro. Edy Baggio li affrontò furibondo. Ma io mica mica me l’ero presa...»
Da ragazzino tifava Juventus, ma gli piace anche la Roma. É diventato amico di Ranieri, Gattuso e Materazzi, con Tommasi «che è una persona meravigliosa» ha messo su una squadra piena di speranze, la «Life», fatta di calciatori come lui che hanno vinto la bestia o la stanno combattendo: Massimo Ciocci, Salvatore Garritano, Mimmo Caso, arriveranno Ingesson e Laudrup. Allenatore Lino Banfi, o Oronzo Canà, che la battaglia l’ha combattuta con la figlia Rosanna. Portano forza e coraggio ai malati in giro per l’Italia.
Flavio ha un sogno. E l’ha raccontato in tv a Paola Perego: «Giocare cinque minuti in serie A, non di più. Anche il recupero di una partita senza storia». Quelli che per Ronaldinho erano un’umiliazione per Flavio sarebbero il riscatto: «Non solo per me. Per quelli che nella vita non devono mollare mai. Per dire a tutti che siamo gente che ha una forza d'animo incredibile». Gino Corioni, presidente del Brescia, che ha vinto la malattia, ha detto: perchè no? Dipenderà però anche dalla classifica.
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